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Chi parlerà in Vaticano di un’economia più umana

Riflettere sull’idea di una nuova modalità di sviluppo che non comprenda solo la crescita economica, e quindi la finanziarizzazione prevalente dell’economia globale, ma anche e soprattutto la sua “dimensione etica”. Un tema, cioè, di “assoluto rilievo dell’economia mondiale”. Questo l’obiettivo che sta alla base del convegno organizzato nel contesto degli eventi del Cortile dei Gentili dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Cultura, e intitolato “Verso un’economia più umana e giusta. Un nuovo paradigma economico inclusivo in un contesto di disuguaglianze crescenti”, che avrà luogo il 21 settembre 2016 a palazzo Borromeo, nel centro di Roma.

INTERROGARSI SULL’ECONOMIA DI UN MONDO GLOBALE DOMINATO DALLA COMPLESSITÀ

“Vogliamo interrogarci sull’economia in un mondo globale dominato dalla complessità”, ha detto l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Daniele Mancini durante la Conferenza Stampa di presentazione del convegno, che si è tenuta questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede. “Vogliamo stimolare una riflessione su questo nuovo paradigma, visto che il modello che è stato vincente dal sistema di Bretton Woods in poi, dello stato sociale inclusivo e di un contratto sociale che leghi insieme tutte le classi sociali, sta oggi cedendo”, e le istituzioni “fanno fatica a ricreare quest’unità condivisa”.
Il Cortile dei Gentili, iniziativa ispirata da un discorso di Benedetto XVI, nasce infatti come un luogo open space, di dialogo tra credenti e non credenti, ricorda il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura Card. Gianfranco Ravasi: “Un orizzonte non dischiuso all’interno del tempio o del palazzo, dove sono legittime da una parte le liturgie e dall’altra convegni e congressi, bensì totalmente libero nella diversità delle prospettive degli spazi”.

ECONOMISTI EUROPEI E AMERICANI ALL’EVENTO NATO NELL’AMBITO DEL CORTILE DEI GENTILI

Ed è da qui che nasce lo stimolo per la realizzazione dell’evento, dice Ravasi: dall’idea di discutere a proposito di un’economia che, “come indica il termine greco non significa assolutamente la finanza, che è uno strumento, e per la quale oggi assistiamo a una bulimia degli strumenti e a una anoressia dei fini”. Ma che al contrario, “come diceva ripetutamente Amartya Sen”, è una “scienza umanistica perché il suo compito è quello di essere il nomos dell’oikos del mondo, la legge cioè della grande casa del mondo, dove non stanno solo i banchieri o chi occupa posizioni apicali, ma dove tutti fanno parte della oikonomia, la gestione della casa comune”.
All’evento, che come sottolinea Ravasi “si immagina significativo per le numerose voci”, parteciperanno il presidente del Senato Pietro Grasso e della Camera Laura Boldrini, il ministro del lavoro Giuliano Poletti, ma anche gli economisti Jean Paul Fitoussi, il premio nobel per l’economia 2015 Angus Deaton, e l’economista e professore negli Stati Uniti Dominique Yvan der Mensbrugghe. Ambienti politici e accademici quindi, americani ed europei, che parleranno di economia, di nuovo umanesimo, o anche di Europa, dove “la situazione europea è cambiata non solo di fatto ma anche di diritto, nel senso che molte protezioni legali che i nostri lavoratori e lavoratrici avevano si sono fortemente alleggerite”.

LA LETTURA CORRETTA E COMPLESSIVA DELLA LAUDATO SÌ PER GIULIANO AMATO

Il tema dell’iniziativa è però dovuto anche al fatto che “il papa parla spesso di questo, della dignità di portare il pane a casa”, annota il nuovo direttore della Sala Stampa della Santa Sede Greg Burke. Partendo però dall’assunto, stavolta spiegato dall’ex Presidente del Consiglio dei Ministri e attuale Presidente della Fondazione Cortile dei Gentili Giuliano Amato, che “il lessico debordante dello sviluppo sostenibile è stato per anni sinonimo di ambientalmente positivo”. Mentre il Papa, a cui in questo caso “gli si deve molto perché insiste molto su questi temi”, ci dice che sostenibile è “lo sviluppo che non solo non danneggia l’ambiente, ma considera anche la persone: che nessuno cioè resti indietro. Un’economia più umana e giusta serve a questo”.
“Io rappresento il versante dei non credenti – ha proseguito Amato – in una società cambiata e alle prese con domande nuove”, dove va detto che “il dato più importante della crisi delle nostre economie è stata la crescita spaventosa delle diseguaglianze. I pochi hanno avanzato, i molti hanno indietreggiato, chi era dietro c’è rimasto: questo non è sostenibile tanto quanto non lo è per esempio un aumento della temperatura”. E sul successo editoriale del premio nobel Angus Deaton “La grande fuga”, ispirato dall’omonimo film del 1963 dove un gruppo di soldati evadeva da un campo di prigionia durante la seconda guerra mondiale, Amato nota che il libro comincia dicendo proprio dicendo che “le condizione non sono mai state così negative ma non per tutti”. Cosa ne è “di chi è rimasto indietro?”, si domanda allora Amato. “Questo è il tema. Il fatto che l’economia può tornare ad essere una fonte di progresso per tanti e non per pochi”.



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