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Gary Johnson e Jill Stein, chi sono gli outsider di Usa 2016

L’impopolarità record, rispetto a ogni precedente elezione presidenziale, dei candidati dei due maggiori partiti, Hillary Clinton e Donald Trump, fa un po’ lievitare, nei sondaggi e nell’attenzione dei media, due candidati minori, il libertario Gary Johnson e la verde Jill Stein.

Il primo è intorno al 10 per cento delle intenzioni di voto, nei rilevamenti che ne tengono conto; la seconda intorno al 5; e c’è chi chiede che i dibattiti presidenziali in diretta televisiva – tre, dal 26 settembre – vengano loro allargati.

Ieri, il Richmond-Times Dispatcher, il maggiore quotidiano della Virginia, lo Stato di cui è senatore il vice di Hillary Tim Keane, ha suscitato qualche scalpore, dando il proprio appoggio a Johnson: mentre ”Donald Trump e Hillary Clinton non hanno gli standard morali e professionali che abbiamo il diritto di attenderci da un presidente americano”, Johnson è un uomo “d’integrità con ego normale e idee solide”. Il quotidiano fa un appello alla commissione per i dibattiti presidenziale, perché lo inviti ai confronti.

La cui preparazione è in fase avanzata: sono stati annunciati i moderatori, veterani del giornalismo televisivo, ma tutti esordienti in questo esercizio: il 26 settembre, tocca a Lester Holt, della Nbc, afro-americano; il 4 ottobre, il confronto fra i vice sarà gestito da Elaine Quijan della Cbsn; il 9 ottobre, la formula dell’incontro con i cittadini che pongono domande sarà condotto dalla coppia Anderson Cooper (Cnn) e Martha Raddatz (Abc), Infine, l’ultimo dibattito il 19 ottobre sarà affidato a Chris Wallace della Fox. Riserva è Steve Scully della C-Span. Si prevede la solita audience delle grandissime occasioni.

Johnson si rivolge, nella sua campagna, ai conservatori moderati – che Trump delude o spaventa – e ai centristi. La Stein, che ha come slogan “Jill, not Hill”, cioè una donna alla Casa Bianca, ma lei e non l’ex first lady, si rivolge, invece, al sostenitori, nelle primarie, del rivale di Hillary, il senatore Bernie Sanders, perché la rivoluzione politica propugnata per mesi non finisca nel nulla e il loro slogan “Feel the Bern” resti vivo. Medico e attivista, Jill, 66 anni, suscita più interesse e entusiasmo che nessun altro candidato verde aveva dai tempi di Ralph Nader.

Ottenuta la nomination a inizio agosto, una piattaforma centrata sulla lotta ai cambiamenti climatici, contro la guerra e contro le politiche a vantaggio della parte più ricca della popolazione americana e mondiale, la Stein si mantiene nei sondaggi su un livello ben superiore alle consuetudini per i verdi: “La Clinton e Trump sono i candidati più detestabili e inaffidabili della storia americana e persino i loro sostenitori non li amano […] La gente vuole altre possibilità di scelta […] E quello siamo noi”.

Ne è l’ennesima riprova l’ennesimo articolo del New York Times sulle tensioni lievitanti tra Trump e il partito repubblicano: il discorso sull’immigrazione della scorsa settimana ha accentuato i toni dello scontro, creando una spaccatura che metterebbe in pericolo la collaborazione fra la campagna di Trump e il comitato nazionale repubblicano e soprattutto Reince Priebus, presidente del comitato, che non avrebbe nascosto ai suoi collaboratori la delusione per la mancata evoluzione di Trump come candidato.

In pubblico, Priebus continua però a difendere Trump e smentisce l’esistenza di frizioni: ”Abbiamo una fantastica collaborazione. Ogni insinuazione contraria è solo gossip”, dice. E Jason Miller, portavoce di Trump, ne corrobora le affermazioni: ”La collaborazione fra la campagna di Trump ed il comitato non è mai stata migliore. Tutti sanno che cosa deve essere fatto per eleggere Trump e fermare Hillary”.

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)


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