le riflessioni del teorico della “società liquida” vanno sempre meditate. secondo zygmunt bauman “«c’è la necessità ineludibile dell’espansione del “noi” come prossima tappa dell’umanità. Questo salto successivo è rappresentato dalla soppressione del pronome “loro”». bauman ha ricordato che i nostri avi avevano un nemico, identificato da un “loro”. «Ma oggi, nella società globale» – ha continuato – «dove lo troviamo un nemico?»
per mia sventura, però, ho letto bauman dopo il quotidiano e, dunque, non è stato molto difficile trovare il “nemico” anche nella società globale. possiamo pure essere pronti ad espandere il nostro “noi” ma rimane che se “loro” non saranno altrettanto disponibili, invece di essere “noi” a circoscrivere l’orizzonte del “loro”, saranno “loro” a espanderlo all’infinito.
epperò mi chiedo: il “noi” è un limite o una conquista? per chi crede al peccato originale, alla natura ferita dell’uomo che può condizionarne la naturale inclinazione al bene, il “noi” è una conquista quotidiana che va alimentata con la carità e il rispetto del prossimo. per chi, invece, crede roussianamente che siamo tutti innocenti e buoni, il “noi” è certamente un limite.
consapevole, nella mia pochezza, di quanto sia difficile comprendere il “prossimo” (il coinquilino, il collega di lavoro, il passante con i quali ci incontriamo e scontriamo in ogni momento e dove) nel “noi” (il mio realismo, però, è molto glocal: il prossimo del mio prossimo è l’umanità intera!), mi permetto un consiglio: prima di sopprimere il “loro” sarebbe opportuno verificare se anche “loro”siano d’accordo con bauman.