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Come si muove il governo su lavoro e occupazione. L’intervento del ministro Poletti

Di Giuliano Poletti

Il disallineamento tra domanda e offerta di competenze (skill mismatch) rappresenta una delle principali fonti di ostacolo alla crescita della produttività nelle economie avanzate. Secondo l’Ocse, in numerosi Paesi dell’Unione europea, tra cui l’Italia, tre lavoratori su cinque ritengono di sperimentare una qualche forma di squilibrio tra competenze possedute e lavoro svolto, siano esse in eccesso o in difetto rispetto a quelle necessarie a svolgere al meglio la propria attività. Uno studio di Eurofound ha al contempo sottolineato come il 40% dei datori di lavoro europei sperimenti difficoltà nel reperire lavoratori in possesso delle competenze e delle capacità idonee alla posizione da ricoprire. Per prevenire lo skill mismatch occorre comprendere le evoluzioni in atto nel mondo del lavoro e delle professioni e anticipare tempestivamente i fabbisogni professionali delle imprese nel medio e lungo termine.  Solo attraverso tale attività è infatti possibile progettare e adeguare i percorsi di istruzione e formazione professionale e, al contempo, definire le strategie per lo sviluppo organizzativo e la gestione delle risorse umane in azienda, sia a livello nazionale ma, soprattutto, a livello locale.

In risposta a questa esigenza, il ministero del Lavoro si è da tempo dotato di due importanti strumenti: l’indagine Excelsior – condotta da Unioncamere – e l’Osservatorio permanente delle professioni e dei relativi fabbisogni nel mercato del lavoro realizzato dall’Isfol. Mentre Excelsior ha una natura prettamente congiunturale e una prospettiva di breve periodo, l’Osservatorio Isfol risponde all’esigenza di valutare i mutamenti in corso nel sistema produttivo e di proiettare questi scenari nel medio termine. Lo spaccato restituito da queste due indagini è quello di un Paese in cui le imprese non trovano personale adeguato per circa il 12-13 % dei posti vacanti (Excelsior), e che da qui al 2018 dovrà fare fronte a un aumento della domanda di architetti e ingegneri (+12,4%), di tecnici e di figure esecutive nel lavoro di ufficio (Isfol). I segnali che vengono dall’economia sono d’altronde chiari: la domanda di servizi continua a crescere sia in relazione alla digitalizzazione della società sia al fenomeno demografico. Il dato Istat segnala come tra il 2014 e il 2015 la maggior parte dei nuovi posti di lavoro si sia creata nel settore dell’assistenza alle persone (+8,4%), nella produzione di software e di consulenza informatica (+10,0%), negli studi di architettura e ingegneria (+5,0%).

Il cambiamento imposto all’economia dalla digitalizzazione dei processi produttivi ci impone di lavorare sulla programmazione di politiche di qualificazione e riqualificazione delle persone in cerca di occupazione, anche avvalendosi delle opportunità offerte dai fondi europei. È il caso della Garanzia Giovani, attraverso la quale si è mirato a creare opportunità dedicate ai Neet nel settore Itc, con il progetto Crescere in digitale, attivato assieme a Google e Unioncamere, con il quale sono state offerte formazione e opportunità professionali a oltre 20mila giovani. Ma più in generale, occorre integrare meglio la programmazione dei fabbisogni nel disegno e nella gestione delle politiche attive. La riforma del sistema di politiche attive e dei servizi all’impiego introdotta con il Jobs act vuole rispondere anche a questa finalità.

Occorre poi dotarsi di politiche strutturali. In tal senso, la strategia più adeguata a migliorare il sistema-Italia è quella di avvicinare sempre di più il mondo della scuola e il mondo del lavoro, per facilitare e accelerare le transizioni dai percorsi scolastici a quelli lavorativi e garantire ai ragazzi in uscita dalla scuola percorsi professionali stabili e soddisfacenti. Il potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro per tutti gli studenti delle scuole superiori è stato uno dei punti di forza della riforma scolastica e dell’azione del ministero del Lavoro in questi ultimi mesi. Il Jobs Act ha dato un impulso alla realizzazione della via italiana al sistema duale attraverso la riforma e la semplificazione dei contratti di apprendistato di I° e III° livello, che consentono di conseguire i titoli di istruzione e formazione anche universitaria direttamente presso l’impresa. La forte sinergia con Regioni, enti di formazione e parti sociali, ha consentito di garantire a circa 60mila giovani un percorso formativo differenziato di alternanza scuola-lavoro disegnato sulle specifiche esigenze dei territori.

Sin qui abbiamo affrontato il nodo della formazione dei giovani e dei disoccupati come elemento cruciale per prevenire lo skill mismatch e favorire la crescita della produttività. Non bisogna dimenticare, tuttavia, il ruolo giocato dalla formazione in azienda nell’accrescere e adattare le competenze dei lavoratori al cambiamento tecnologico. Quando le imprese investono nelle loro risorse accrescono la loro competitività e riducono i costi diretti e indiretti connessi al continuo turnover del personale, inclusi quelli della perdita di capitale umano. La stabilità lavorativa diventa allora uno dei prerequisiti per facilitare tale processo virtuoso. L’azione di governo ha consentito, nel solo 2015, di creare oltre 916mila posti di lavoro a tempo indeterminato in più nel nostro Paese. Sono lavoratori e lavoratrici che potranno sviluppare competenze specifiche e trasversali, contribuendo così a migliorare le prospettive di crescita individuali, della propria azienda e dell’Italia.

Giuliano Poletti (Ministro del Lavoro e delle politiche sociali)

 

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