Siamo il paese delle milleproproghe e delle millederoghe. Eppure, di tanto in tanto, chi ci amministra ama mostrare il lato fascistello del governare impugnando – solo a parole – il manganello della durezza in fatto di rispetto delle regole e delle scadenze. Capita in Piemonte, proprio questo autunno.
Cadono le foglie e stanno per fioccare multe in condominio se non ci si adegua alla regolamentazione secondo cui negli stabili con impianto di riscaldamento centralizzato, con più di quattro unità abitative, tutti gli appartamenti devono avere termosifoni dotati di valvole termostatiche e contabilizzatori del calore. Tant’é.
Correva l’anno 2006 quando il Piemonte – allora targato PD con la Bresso Governatrice e Bairati Assessore all’Innovazione – era faro in tema di energia. “Uniamo le Energie” recitava, infatti, il claim di un ciclo di eventi e convegni attorno al tema dell’efficientamento energetico. Torino, che sarebbe diventata di lì a poco la città più teleriscaldata d’Italia, era il perno di tutta una serie di iniziative volte a coniugare modernizzazione e sviluppo attorno al tema dell’energia.
Fu proprio quell’anno che fu deliberato un piano regionale secondo cui entro il 2010 la termoregolazione e la contabilizzazione individuale del calore sarebbero dovute entrare in vigore in tutta la città di Torino. Entro il 2012 si sarebbe adeguato il resto della Regione.
La termoregolazione e la contabilizzazione individuale del calore è un settore più che maturo fuori dai nostri confini. Si tratta di un mercato di servizio che vale alcune centinaia di milioni di euro. Infatti, una volta montati i contabilizzatori di calore sui termosifoni, il servizio di bollettazione erogato dalle società produttrici degli apparecchi richiedono che ciascun condomino gli versi alcuni euro per lettura all’anno.
In Germania, ci sono società che hanno un parco di dispositivi installati pari ad alcune decine di milioni di apparati. Ecco.
Come per il fotovoltaico, un altro mercato che nasce sotto l’egida della leva normativa che ingrassa qualcuno che sta fuori dall’Italia.
Come andò a finire la storia? Incredibile a dirsi, nel grande Piemonte, terra che in fatto di scienza e ingegneria non è seconda a nessuno avendo ospitato nomi del calibro di Lagrange, Tricomi, Perucca e Avogadro, l’entrata in vigore della regolamentazione sulla contabilizzazione è stata gestita peggio che in Sicilia. Come se il Cavaliere Chevalley e il Principe di Salina si fossero scambiati di posto. Come se il numero di Avogadro fosse passato da 6 milioni di atomi in una mole a 1 milione di “ioni” sotto la Mole.
Le giunte che si sono succedute, a livello comunale e regionale, sono finite sotto scacco delle corporazioni – una più bella dell’altra – dai termoidraulici ai geometri, fino ad arrivare agli amministratori di condominio. Già, i Mr. 20%, che vivono alle spalle degli inquilini facendo la cresta su tubi rotti e pulizia di scale e aiuole.
Nel 2010 l’obbligatorietà è stata posticipata prima al 2012. Il 2012, al 2014. Quindi al 2016. Tre proroghe, decise sempre all’ultimo momento. A Maggio.
Che poi, già la data di entrata in vigore fissata il 31/12 la dice tutta sull’ignoranza di chi l’ha stabilità. Quello del riscaldamento è questione che viaggia con l’anno della scuola, infatti. Si sta al freddo a cavallo dell’anno solare. E, dunque, che senso può avere fissare la data ultima al 31/12 quando i termosifoni devono essere già stati provvisti di contabilizzatori all’inizio della stagione invernale: il 15 di Ottobre?
Fatto sta che chi entro il 31/12/2016 non si sarà adeguato, rischia multe da 500 a 2500 Euro.
Ricordo ancora come il quotidiano La Stampa dedicasse nel 2013 paginoni della pagina Specchio dei tempi alle lettere di espertissimi del settore della termoregolazione. La Signora Pautasso imperversava con il suo italiano improbabile fatto di “facciamo che fare”, “solo più uno”, evidenziando come, a suo modo di vedere, i sistemi di termoregolazione e contabilizzazione individuale del calore non apportassero grandi risparmi. Ecco.
In quegli anni la Lega al governo con uno come Cota – ricordiamolo – intercettava l’umore della pancia di anziani che non volevano accollarsi i 700-800 Euro di spesa per appartamento.
Ecco ora gli toccheranno di multa.