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Bpm e Banco Popolare, tutti i dettagli sullo statuto post fusione

GIUSEPPE CASTAGNA BPM PIER FRANCESCO SAVIOTTI BANCO POPOLARE

Un ampio documento di 57 pagine traccia la mappa dell’istituto che nascerà dalla fusione tra la Popolare di Milano e il Banco Popolare. Dopo l’approvazione dei consigli di amministrazione, è stato pubblicato il futuro statuto, un testo fondamentale per comprendere come funzionerà il nuovo gruppo lombardo-veneto.

LE TAPPE DELLA FUSIONE

L’operazione su cui i soci dovranno votare nell’assemblea di sabato 15 ottobre sarà infatti una fusione propria, con la costituzione di una nuova società bancaria nella forma di spa. Nello statuto di questa società l’impronta politica è evidente visto che la nuova governance dovrà far convivere l’anima milanese con quella veronese, come del resto accaduto in passato con le fusioni tra Banca Intesa e Sanpaolo o tra Bpu e Banca Lombarda (poi Ubi Banca).

IL NUOVO STATUTO

Ad esempio sono previste assemblee itineranti tra le province di Milano (dove potranno tenersi due sedute non consecutive per ogni ciclo di cinque), Verona, Lodi e Novara. Un meccanismo non inedito per i soci del Banco Popolare, che sono abituati ad assisi itineranti, ma del tutto nuovo per gli azionisti di Piazza Meda. Anche i consiglieri comunque dovranno fare i globetrotter attraverso il Nord e Centro Italia.

LE SEDI TRA MILANO E VERONA

A parte le sedi deputate di Milano e Verona, è infatti previsto che almeno una seduta all’anno del board si tenga a Lodi o a Novara e, se possibile, anche a Bergamo, Lucca e Modena. Come noto invece la sede legale del gruppo sarà a Milano dove si troveranno le funzioni di natura più strettamente finanziaria come le direzioni comunicazione, corporate, finanza, private & investment banking, investor relation, legale, M&A e corporate development, operations e risorse umane. A Verona invece ci sarà la sede amministrativa con le direzioni amministrazione e bilancio, audit, compliance, crediti, divisioni & banche del territorio, istituzionali, pianificazione e controllo, retail e rischi.

COME SARA’ COMPOSTO IL CDA

Il cda sarà composto da 15 consiglieri, sette dei quali dovranno avere i requisiti di indipendenza, mentre la durata del mandato è fissata in tre anni con possibilità di rielezione. Per quanto riguarda il funzionamento dell’assemblea, il cda uscente potrà presentare una lista con 15 candidati (quindi di fatto una lista di maggioranza), mentre le altre formazioni potranno essere promosse da uno o più soci titolari di una partecipazione pari ad almeno l’1% del capitale.

IL RUOLO DEI DIPENDENTI-SOCI

È inoltre previsto che i dipendenti-soci (componente fondamentale della vecchia governance di Bpm) possano promuovere una lista che rappresenti almeno lo 0,12 per cento del capitale del nuovo gruppo. Va peraltro ricordato che, anche se lo statuto del Banco non ha mai posto alcun vincolo a riguardo, la partecipazione dei dipendenti alla vita sociale è sempre stata molto limitata nel gruppo presieduto da Carlo Fratta Pasini, soprattutto in area veronese. In ogni caso nel nuovo gruppo la lista dei dipendenti-soci potrà puntare ad avere un rappresentante in consiglio.

COSA FARANNO I COMITATI

L’attività del board sarà affiancata da quella dei comitati che, secondo quanto previsto dallo statuto, saranno almeno quattro: nomine, remunerazioni, controllo interno e parti correlate, più altri che potranno essere istituiti per funzioni specifiche. Come previsto lo statuto prevede un tetto provvisorio al diritto di voto, fissato al 5 per cento del capitale del nuovo gruppo. Si tratterà però di una norma di breve vita visto che avrà valore fino al 26 marzo 2017, come del resto previsto dalla riforma delle banche popolari. Trascorso tale termine il tetto verrà automaticamente meno e il gruppo sarà contendibile. È stato inoltre fissato il prezzo di recesso per i soci che non voteranno a favore della fusione: 3,156 euro per gli azionisti del Banco Popolare e 0,4918 euro per quelli di Bpm.

(Pubblicato su Mf, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)


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