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Facebook, cosa non va in Trending Topics

A Facebook l’algoritmo non sempre la sa più lunga. A fine agosto il social network fondato da Mark Zuckerberg ha affidato a un algoritmo la nuova funzione “Trending Topics” (non disponibile in Italia, ndt) che seleziona gli argomenti, gli articoli e le parole-chiave più popolari. La modifica fa seguito all’accusa formulata in primavera, secondo cui i collaboratori incaricati di curare la sezione avrebbero alterato l’assortimento degli articoli per motivi politici.
Eppure nei giorni scorsi le liste sono apparse più imperfette di quanto non fossero sotto il controllo di supervisori in carne e ossa, con tanto di bufale, parole-chiave erroneamente identificate e gossip al posto di notizie serie.

“Non sembra una soluzione appropriata”, conclude Jason Turcotte, assistente alla cattedra di Comunicazione della California State Polytechnic University di Pomona. “Gli algoritmi non rispondono necessariamente al valore della notizia o all’etica giornalistica. Gli algoritmi reagiscono a parole-chiave, termini di ricerca e tendenze”.
Abolendo il team di curatori Facebook ha ridefinito la propria percezione della notizia. Ha modificato i parametri della funzione, dando più importanza alle pubblicazioni più piccole. “È volutamente estensivo in modo da includere una vasta gamma di interessi”, specificano le linee guida presentate a fine agosto.
L’obiettivo è utilizzare l’algoritmo per espandere questa attività. “Un processo maggiormente guidato dall’algoritmo ci permette di ridimensionare Trending per coprire più argomenti e col tempo renderlo disponibile a un maggior numero di persone nel mondo”, recita un comunicato diffuso il mese scorso dallo stesso Facebook.
Diversi ex curatori ora si domandano se la funzione non scomparirà semplicemente. “Se Facebook avesse voluto scalare il modulo di Trending, avrebbe aspettato fino a quando il prodotto non fosse pronto”, secondo un ex redattore che ha lasciato l’incarico prima dell’introduzione delle modifiche. Il social non ha risposto alle richieste di commento circa il futuro di Trending. Tuttavia alcune persone sono ancora coinvolte nel monitoraggio.

I recenti annaspamenti mostrano come Facebook si scontri con il ruolo di società di tecnologia che offre una notevole quantità di notizie. “Siamo un’azienda di tecnologia, non una media company”, ha dichiarato il 29 agosto scorso il chief executive officer Mark Zuckerberg durante la diretta streaming dall’università Luiss di Roma. La società è stata pizzicata dalla critica di parzialità di Trending, come sostenuto a maggio dal blog tech Gizmodo.
Affidandosi a un algoritmo il social network prende le distanze da ciò che appare sul sito, anche se lo stesso è scritto da esseri umani. “La scelta di cosa evidenziare nella sezione Trending, a opera di un algoritmo o di un essere umano, è un processo editoriale”, ribadisce Zeynep Tufekci, professore associato presso l’Università del North Carolina che studia l’impatto sociale della tecnologia. “Cogliere informazioni imprecise, bufale o addirittura incitamenti è una decisione giornalistica”.
Peraltro Facebook è diventato una delle principali fonti di notizie per i suoi 1,71 miliardi di utenti sparsi in tutto il mondo. Trending seleziona gli argomenti se molte persone ne stanno parlando tra di loro oppure se registra un forte incremento nella popolarità nell’arco di un breve periodo di tempo. Si distingue dal news feed principale, dove anche gli utenti e i media condividono notizie. Il feed di Trending Topics è collocato alla destra del news feed sulla pagina desktop del social network e nell’applicazione mobile appare quando un utente tocca la barra di ricerca.
Anche altre aziende di tecnologia si affidano agli algoritmi per la gestione delle notizie. Google News, per esempio, utilizza centinaia di indicazioni per compilarle e classificarle. Mira in questo modo a fare emergere storie “di qualità” anche selezionando gli articoli citati da altri organi di informazione. Big G non scrive propri titoli; utilizza solo le informazioni fornite dagli organi di informazione. I Trend Topic di Twitter sono invece simili alla nuova versione di Trending di Facebook: un elenco di argomenti arricchito dal numero di persone che ne parlano.

Quando Menlo Park ha lanciato “Trending”, nel 2014, ha fissato le linee guida per il team di collaboratori incaricati dell’elezione delle notizie. Per essere considerato importante, un argomento doveva essere menzionato in cinque dei dieci principali organi di informazione nazionale, tra cui Wall Street Journal, New York Times, Fox News e BuzzFeed. I collaboratori filtravano gli argomenti irrilevanti e componevano titoli e sommari in base al proprio giudizio sui temi comuni dell’argomento attraverso le agenzie di stampa, racconta un ex curatore. Durante l’estate Facebook ha ridotto le responsabilità dei curatori umani, continua la fonte, richiedendo loro di concentrarsi sull’approvazione o sull’esclusione degli argomenti messi insieme dall’algoritmo. E ne hanno dovuti respingere parecchi perché inadatti, precisa. In aggiunta, hanno accantonato la redazione di titoli e sommari per utilizzare esclusivamente le parole-chiave in alcuni casi.
Quando Trending è stato automatizzato, ossia il 26 agosto scorso, Facebook ha sostituito tutti i titoli con una parola-chiave su cui gli utenti possono poggiare il cursore per visualizzare una descrizione della questione. Tuttavia, alcune delle parole-chiave non rappresentano accuratamente l’argomento principale della notizia. Per esempio, un articolo recentemente etichettato come “The Hamptons” riguardava le recenti iniziative di raccolta fondi del candidato presidenziale Hillary Clinton nella zona.

La scorsa settimana la credibilità delle notizie proposte da Trending ha accusato un duro colpo. È stato ripreso un articolo dal sito conservatore EndingtheFed.com che falsamente annunciava il licenziamento della anchor Megyn Kelly da Fox News per avere segretamente sostenuto la campagna presidenziale della Clinton. La portavoce del noto canale di informazione ha definito la svista un “errore madornale”. EndingtheFed.com dice di non essere responsabile del contenuto apparso sul proprio sito perché è stato preso da Conservative101.com, che non ha dato seguito alla richiesta di un commento. Da Facebook rispondono che la storia soddisfaceva gli standard, dal momento che era stato raggiunto ilo numero sufficiente di articoli al riguardo. Dopo un’ulteriore revisione la portavoce ha specificato che il tema è stato giudicato inesatto e non appare più in Trending. Dopodiché ha reso noto che Facebook sta lavorando per rendere più accurato il sistema di rilevazione delle bufale e della satira.

(Pubblicato su Mf, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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