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Vi racconto tutte le frottole sentite contro il Ttip

Il negoziato sul Ttip si trova, e non per la prima volta, in mezzo a un tiro incrociato fatto di prese di posizione, anche molto critiche, di importanti esponenti istituzionali europei. Eppure, era appena la fine di giugno, quando i Capi di Stato e di governo dell’Ue hanno confermato, all’unanimità, il mandato alla Commissione per proseguire con i negoziati. In più, l’ultimo round di colloqui che si è svolto a luglio non ha evidenziato progressi sostanziali, tali da stravolgere il passo della trattativa. Gli avanzamenti ci sono stati nel settore della cosiddetta “cooperazione normativa”, come per esempio sulle barriere sanitarie e fitosanitarie. Ma restano distanze considerevoli su questioni di rilevanza cruciale sia per gli europei che per gli americani.

Questo è quello che sta succedendo. Poi ci sono le dichiarazioni, di cui facevamo menzione all’inizio. Impossibile minimizzarne la portata, visto che provengono da protagonisti della vita politica europea come il Vice Cancelliere tedesco Gabriel o il segretario francese al Commercio estero Matthias Fekl. Ma sarebbe sbagliato anche esagerarne l’impatto. Il negoziato non si ferma quando e perché un politico europeo, anche importante, lo dice a un’agenzia di stampa. Ci sarà modo di chiarire nuovamente quali sono le posizioni dei diversi paesi nel consiglio informale dei ministri del commercio in programma a Bratislava il 22 settembre.

Entrando nel merito delle critiche, dire che il negoziato è troppo lungo è pretestuoso. Per chiudere i colloqui e arrivare ad un accordo con il Canada si sono impiegati oltre 6 anni, difficile pensare di riuscire di chiuderne uno con gli americani in appena 3 anni di trattative, anche se era giusto provarci.

Anche sostenere che il Ttip è sbilanciato sulle posizioni americane è una considerazione che non regge, soprattutto se si tiene a mente che la gran parte del trattato ancora non è scritta. Lo sostengo dall’inizio delle trattative: non ha senso opporsi a priori a qualcosa che deve ancora prendere forma. Ciò che è preoccupante è che questo tipo di critiche sarebbero normali se venissero dai movimenti anti-Ttip, ma non lo sono se arrivano da personaggi istituzionali di paesi leader dell’Ue.

Se si leggono i cosiddetti Ttip-leaks, si capisce come la Commissione europea stia tenendo il punto e mantenendo fede al mandato negoziale approvato all’unanimità dai paesi Ue. Per questo dovrebbe avere il supporto pubblico delle autorità nazionali e, a mio avviso, anche dei cittadini dell’Unione.

Invece non è così. E’ purtroppo inevitabile notare che le recenti dichiarazioni vengono da due Stati europei che nel breve periodo andranno alle elezioni, la Francia in primavera e la Germania in autunno.

C’è inoltre l’altra grande incognita delle elezioni americane. Dovremo attendere il voto Usa in novembre per capire la nuova amministrazione quale strada intenderà percorrere.

Per concludere, visto lo stato di avanzamento dei negoziati, è molto improbabile siglare l’accordo sotto l’amministrazione Obama, cioè entro l’anno. E due sono gli appuntamenti per capire cosa davvero sarà del Ttip: il prossimo consiglio informale dei ministri Ue a Bratislava e le elezioni americane.



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