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Tutte le accuse di Donald Trump a stampa e Fbi

Le accuse a priori di brogli lanciate da Donald Trump stanno aprendo brecce nell’opinione pubblica degli Stati Uniti, nonostante l’aperto dissenso su questo tema del partito repubblicano, mentre sondaggi ormai incalzanti danno Hillary Clinton in vantaggio a livello nazionale, ma testimoniano d’una corsa ancora incerta negli Stati chiave, dove decisivi potrebbero risultare i voti sottratti all’uno o all’altro candidato dall’esponente libertario Gary Johnson.

BROGLI: CI CREDONO IN MOLTI

Innescato da Trump, con una mossa per mettere le mani avanti, aumenta nell’Unione lo scetticismo sull’integrità del voto: secondo un rilevamento Politico/Morning Consult, il 41 per cento dei potenziali elettori ritiene che la vittoria potrebbe essere davvero “rubata” a Trump con brogli (il 73 per cento sono repubblicani, il 17 per cento democratici, gli altri non si dichiarano).

Nell’ultima settimana, il magnate ha intensificato le sue critiche sul sistema elettorale, definendolo “truccato” e accusando i media d’essere dalla parte della Clinton e d’orientare la campagna a favore della sua rivale. I dirigenti repubblicani, scettici in merito, sono “ingenui”.

In un tweet, basato su un’analisi condotta dal Center for Public Integrity, Trump ha ieri affermato che ”i giornalisti hanno inondato la campagna di Hillary di denaro in contanti”. Secondo lo studio ”giornalisti o persone che lavorano nel mondo del giornalismo” hanno complessivamente donato 396.000 dollari alle campagne dei due candidati, di cui il 96 per cento alla democratica.

Il presidente Barack Obama è, invece, “molto fiducioso” che le elezioni saranno condotte in modo libero e corretto, grazie alla capacità e all’onestà dei dirigenti elettorali di entrambi i partiti: lo dice il portavoce della Casa bianca Josh Earnest, facendo per la prima volta eco ai sospetti di brogli lanciati da Trump. Ci sono stati in passato timori simili, ricorda Earnest, ma studi e indagini non hanno mai provato brogli diffusi.

EMAILGATE OSCURATA DA ACCUSE SESSUALI

A dare ragione al candidato repubblicano, ci pensa l’opinionista Kimberley Strassel sul Wall Street Journal. La tesi è che la stampa statunitense sta largamente ignorando le rivelazioni di WikiLeaks sulla Clinton, concentrandosi, invece, su episodi e battute a contenuto sessuale o sessista vecchi di anni.

“Se un elettore statunitense ha acceso la tv anche per cinque minuti nell’arco dell’ultima settimana – scrive la Strassel – , quasi certamente sa delle accuse mosse a Trump di avere molestato delle donne. Invece, se anche trascorresse 24 ore al giorno di fronte alla tv, continuerebbe a ignorare che ora ci sono le prove di tutte le accuse mosse sinora alla Clinton”. Alcune delle migliaia di e-mail ottenute e pubblicate da Wikileaks sulla campagna democratica lasciano dubbi sulla posizione della Clinton nel cosiddetto emailgate.

La Strassel lo sostiene mentre escono sui media documenti appena diffusi dall’Fbi, da cui risulta che un alto dirigente del dipartimento di Stato, Patrick Kennedy, tentò nel 2015 di raggiungere un’intesa con il Bureau perché non fossero considerate “classificate” le informazioni contenute in una email dell’ex segretario di Stato.

Dipartimento di Stato ed Fbi confermano il colloquio, ma negano il “baratto”. Il che, però, non frena le polemiche elettorali. Trump continua ad accusare Hillary di aver goduto d’appoggi e coperture per evitare l’incriminazione nell’emailgate – cioè l’uso dell’account privato di posta elettronica invece di quello ufficiale – , per il quale “dovrebbe essere in galera”.

Per Trump, la vicenda delle email della Clinton  e le pressioni del Dipartimento di Stato sull’Fbi sono ”peggio del Watergate”: il Dipartimento di Stato cercò di ”coprire i crimini di Hillary nell’inviare informazioni classificate su un server cui nostri nemici potevano avere accesso”.

SONDAGGI NAZIONALI E NEGLI STATI IN BILICO

A livello nazionale, Hillary Clinton è avanti nove punti su Donald Trump, 47 per cento a 38 per cento, per un sondaggio Cbs, e otto punti, 47 per cento a 39 per cento, per un sondaggio Cnn. Per la Cbs, il candidato libertario Gary Johnson è all’8 per cento, la verde Jill Stein è al 3 per cento. Limitando la corsa ai due principali candidati, la Clinton ha il 51 per cento delle preferenze, Trump il 40 per cento: il divario va allargandosi.

Il dato della Cnn è, invece, una media di recenti sondaggi a livello nazionale (quello della Cbs non è ancora calcolato), tutti fatti dopo le prime uscite di commenti sessisti del candidato repubblicano.

Un rilevamento autonomo Cnn/Orc indica, invece, che la corsa resta incerta in tre Stati in bilico, Nevada – la Clinton avanti di due punti –, North Carolina – la Clinton avanti di un punto – e Ohio – Trump avanti di quattro punti – . Mancano dati sulla Florida. In questi Stati, la corsa potrebbe essere decisa dai voti sottratti da Johnson all’uno o all’altro dei candidati principali.

ATTACCO CONTRO L’UFFICIO DI TRUMP IN NORTH CAROLINA

L’attacco contro un ufficio della campagna di Trump nella Orange County in North Carolina è stato condotto da “animali che rappresentano Hillary Clinton”: le bombe molotov sono state lanciate “perché stiamo vincendo”. Lo afferma, ovviamente, il magnate, mentre l’ex first lady condanna l’azione, definita “inaccettabile” e “orribile”. Accanto alla sede repubblicana attaccata, è stata trovata la scritta: “Nazisti repubblicani, andatevene dalla città o altrimenti…”. L’azione viene considerata un atto di terrorismo politico.

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)


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