Sarà il clima d’instabile attesa che impera nel Regno Unito, o una di quelle fasi che i partiti politici sono destinati ad attraversare, certo è che gli euro-scettici del partito per l’Indipendenza del Regno Unito (Uk Independence Party, Ukip), invece che gioire per la vittoria della Brexit sono sprofondati nel caos. Al punto che oggi l’eurodeputato britannico Steven Woolfe, favorito per il ruolo ricoperto da Nigel Farage, è finito a terra per un pugno ricevuto durante una lite con alcuni membri del partito. È ricoverato in ospedale, in pericolo di vita, dopo l’aggressione di un collega che gli rimprovera un mancato accordo con i conservatori. Farage, che sembrerebbe incline a tornare alla guida per ridare la stabilità perduta all’Ukip, ha detto che è “profondamente dispiaciuto per il fatto che dopo un alterco durante una riunione dei deputati dell’Ukip questa mattina Steven Woolfe abbia avuto un collasso e sia stato portato in ospedale. Ora le sue condizioni sono serie”.
ORFANI DI FARAGE
Il leader Nigel Farage, raggiunto l’obiettivo di fare uscire la Gran Bretagna dall’Unione europea, ha annunciato le sue dimissioni. È già la seconda volta che il leader dell’Ukip rinuncia alla guida del partito. A maggio 2015, il “grillino britannico” non era riuscito a guadagnare i voti necessari per entrare in Parlamento. “Una parte di me è delusa, ma ce ne è un’altra che è più felice di quanto non lo sia stata in molti anni […] Sono un uomo di parola”, aveva detto nel discorso di addio dopo la sconfitta elettorale. L’addio è durato poco.
I LAMENTI DELLA MOGLIE
Le dimissioni post-Brexit, però, sono state definitive. In gioco, secondo alcuni media, c’era il suo matrimonio. La moglie Kirsten Mehr si era lamentata degli impegni politici di Farage: “La nostra vita è molto complicata […] Sono mesi che non passiamo un fine settimana in famiglia. Non so quanto tempo potrà durare questa situazione”. In un’intervista al Daily Telegraph aveva detto che “ora che è diventato leader degli euro-scettici inglesi non ha più tempo libero e gli sono rimaste le passeggiate in campagna e le uscite per buttare la spazzatura”.
Così, confermato il trionfo della Brexit nel referendum di giugno, Farage ha annunciato il ritiro: “Durante il referendum volevo indietro il mio Paese, adesso rivoglio la mia vita. Ho raggiunto il mio obiettivo politico”, ha detto in conferenza stampa, lasciando la gestione del complesso divorzio in mani altrui.
LA GUERRA PER LA SUCCESSIONE
La guerra per la successione ha profondamente diviso il partito. L’estate scorsa, tra i candidati alla poltrona di Farage, c’erano Douglas Carswell, l’unico deputato dell’Ukip che al momento siede nella Camera dei comuni; l’eurodeputato Paul Nuttal; il portavoce per l’Immigrazione, Steven Woolfe; il portavoce per la Cultura Peter Whittle e l’ex vicepresidente dell’Ukip Suzanne Evans. A vincere, in occasione del congresso del partito tenutosi a Bournemouth, il 16 settembre scorso, è stata Diana James.
LE DIMISSIONI DI DIANA JAMES
Nata a Bedford nel 1959, James era vicepresidente dell’Ukip e si era fatta notare nel 2015 per avere elogiato il presidente russo Vladimir Putin. Esperta in analisi finanziaria nel settore sanitario, è laureata alla Thames Valley University. È stata portavoce del partito per gli affari interni ed è eurodeputata dal 2014.
Nonostante l’esperienza, però, non ce l’ha fatta a gestire il caos all’interno dell’Ukip. Dopo 18 giorni dall’elezione ha annunciato le dimissioni. “È chiaro che non ho l’autorità sufficente, né il sostegno di tutti i miei colleghi eurodeputati, né membri del partito per imporre i cambiamenti necessari e sui quali ho basato la mia campagna. Per motivi personali e professionali non porterò avanti il processo di elezione”, ha dichiarato James al Times. Il partito ha accettato le dimissioni questa notte, ma non ha ancora rilasciato commenti ufficiali.
BEGHE PERSONALI
Senza James torna in gara Steven Woolfe, riferimento dell’Ukip in materia di immigrazione. L’eurodeputato era favorito nelle elezioni, ma non ha potuto gareggiare perché si è registrato 17 minuti dopo la chiusura delle candidature.
La rinuncia di Farage ha lasciato l’Ukip orfano di leadership. Raggiunto l’obiettivo di uscire dall’Unione europea, il partito rischia di perdere spazio nella scena politica inglese. Episodi come la decisione del leader gallese Natham Gill di passare al settore indipendente nell’Assemblea autonoma e le accuse contro il deputato Douglas Carswell di essersi avvicinato ai tories hanno indebolito il partito. Secondo la stampa inglese, l’organizzazione è impegnata in beghe personali e non in questioni politiche.
Durante l’estate, Farage ha fatto pressione per l’invocazione dell’articolo 50, per cui sono aumentate le voci di ritorno alla guida del partito. Alla domanda dell’agenzia di notizie Press Association Farage ha detto che non lo farebbe “nemmeno per 10 milioni di sterline […] Non tornerò. Sono in pensione”.