Giornata discretamente piena di colpi di scena quella odierna.
Il tono è apparso buono in Asia, con tutti i principali indici in progresso, senza esclusioni (a parte gli indici cinesi, chiusi tutta la settimana), anche se Sydney è rimasta al palo dopo il nulla di fatto della RBA, che ha messo pressione ai tassi a lunga. Piazza migliore, Tokyo, gratificata dal calo dello Yen, che si è un po’ allontanato dalla soglia di 100 vs $. Tra i motivi, un pezzo di Reuters in cui fonti anonime sostengono che è la divisa giapponese l’ago della bilancia per ulteriore easing, e un altro di Nikkei News in cui si osserva che gli acquisti di bonds in divisa estera da parte dei locali sono ripresi in forze. Meno rilevante, a mio modo di vedere, l’accorata difesa dei tassi negativi da parte di Kuroda in parlamento.
L’apertura europea ha visto un ulteriore accelerazione del $ nei confronti dell’€, che ha messo di ottimo umore i mercati continentali. Difficile indicare un singolo catalyst per il movimento. Sicuramente i flussi in uscita da Yen (per i motivi citati) e Sterlina (ostaggio delle dichiarazioni della MaY e ai minimi contro dollaro dall’ 85) hanno offerto supporto generalizzato al biglietto verde contro gli altri cross. Poi ci sono state le dichiarazioni di Praet, secondo cui i tassi devono restare bassi per un periodo esteso. Infine, domani il calendario macro prende il volo con PMI services, ISM non manufacturing e ADP e visto che gli ultimi dati sono stati positivi…
Che i cambi siano stati i driver delle performance lo si vede dal balzo del FTSE 100 UK, arrivato a sfiorare il progresso di 2 punti percentuali, lambendo i massimi storici.
Nel primo pomeriggio ci ha pensato il membro FED Lacker a rincarare la dose sostenendo che “i tassi dovrebbero trovarsi già all’1.5%”. Naturalmente la forza del dollaro ha trovato meno gradimento presso Wall Street, e gli emergenti, che hanno mostrato performance assai meno esuberanti degli indici europei e di Tokyo.
La solita storia: sul biglietto verde e sulla politica monetaria FED gli interessi dei vari blocchi sono contrastanti, il che contribuisce a rendere così precario l’equilibrio.
Un altra vittima illustre del biglietto verde è stata l’oro, che ha rumorosamente rotto quota 1300 €, andando a segnare i minimi da giorno della brexit. Uno sguardo al posizionamento sembra indicare che il metallo giallo abbia altra strada da fare al ribasso. In molti hanno osservato la correlazione tra oro e tassi di interesse nel 2016 (non cosi sorprendente visto che uno dei driver storici dell’oro sono le attese di easing) e cosi i bonds, che stavano tenendo bene, si sono girati, permettendo, forse, al nutrito gruppo di sottoscrittori del BTP 50 anni emesso oggi e prezzato nel pomeriggio, di ottenere una cedola leggermente più alta. Grande successo di pubblico per il nuovo BTP cinquantennale, con 18 bln di richieste a fronte di una size emessa di 5 bln.
La forza del dollaro ha condotto l’Europa ad una chiusura più che dignitosa, ad eccezione della piazza milanese, alle prese con il newsflow sulle banche nazionali , e quello sul referendum.
Poco dopo la chiusura, nuovo colpo di scena: fonti anonime hanno rivelato che all’interno dell’ECB si sta costruendo un consenso per una riduzione graduale degli acquisti (10 bln al mese), una volta che si deciderà di arrestare il programma.
Come?!? l’ECB vuole fare tapering?
I Bonds hanno perso immediatamente ulteriore terreno, l’€ è rimbalzato, e i future sulle borse europee hanno ripiegato significativamente.
In realtà, l’interpretazione data dal mercato alle notizie è esagerata, e in una certa misura, errata. Quello che le indiscrezioni sembrano intendere è che l’interruzione del QE, quando avverrà, sarà graduale e non tutta in una volta. Il che, in un certo senso, ha un accezione accomodante. Implica, ad esempio, che se il QE non verrà prolungato a marzo 2017, in base a questo metodo, essendo gli acquisti, a regime, di 80 bln al mese, il tapering durerà 7 mesi, e il bilancio ECB crescerà di ulteriori 280 bln rispetto a quanto stimato finora. Ed in nessuna parte del pezzo si fa riferimento ad una data per inizio del tapering, che resta da definirsi in base alle necessità dell’Eurozone.
Ma ormai il vaso di Pandora del tapering è stato aperto, e forse, l’idea che all’interno della Banca Centrale Europea si discuta già delle modalità di tapering ha ostacolato un rientro dei movimenti, una volta che il consenso ha digerito la corretta interpretazione delle indiscrezioni.
L’€ ha conservato i guadagni e al momento risulta invariato contro $ rispetto alla chiusura di ieri mentre ovviamente guadagna contro yen e sterlina, e i bonds, che già scendevano, mostrano significativi aumenti dei rendimenti.
Complice una Wall Street in calo, i future europei hanno restituito gran parte dei guadagni, e quello che sembrava un imminente nuovo test della parte altra del recente range, sembra per lo meno rinviato. D’altronde, l’azionario di recente ha mostrato di non gradire affatto le impennate nei rendimenti, e domani abbiamo un bel po’ di dati.