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Chi ha vinto il Premio Aspen 2016

BEATRICE LORENZIN MASSIMO SCACCABAROZZI

Un modello matematico di trasmissione del virus Ebola sulla base dei contatti e dei movimenti, di individui infetti, e non, durante l’epidemia in Liberia del 2014. È lo studio che ha vinto la prima edizione del Premio Aspen Institute Italia per la collaborazione e la ricerca scientifica tra Italia e Stati Uniti, assegnato dalla giuria presieduta da Giulio Tremonti, Presidente dell’Istituto, e composta da Luciano Maiani, Ordinario di Fisica Teorica presso l’Università “La Sapienza”, e da Lucio Stanca, Vice Presidente Aspen Institute Italia e già Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie. “Spatiotemporal spread of the 2014 outbreak of Ebola virus disease in Liberia and the effectiveness of non-pharmaceutical intervention: a computational modelling analysis”, questo il nome della ricerca, ha fatto breccia nella giuria “per il suo valore scientifico, per la sua applicazione concreta a un problema di grande portata sanitaria e sociale e per la sua significativa portata innovativa e interdisciplinare”.

Il premio è stato assegnato a dieci ricercatori, che fanno parte di cinque organizzazioni scientifiche, due italiane e tre americane: Stefano Merler, Marco Ajelli e Laura Fumanelli (Bruno Kessler Foundation ‐ Trento ‐ Italia), Luca Rossi (Isi Foundation – Institute for Scientific Interchange ‐ Torino ‐ Italia), Alessandro Vespignani, Marcelo F.C. Gomes e Ana Pastore y Piontti (Laboratory for the Modeling of Biological and Socio‐Technical Systems ‐ Northeastern University, Boston, MA ‐ Usa), M. Elisabeth Halloran e Dennis L. Chao (Vaccine and Infectious Disease Division, Fred Hutchinson Cancer Research Center, Seattle, WA ‐ Usa) e Ira M. Longini (Department of Biostatistics, College of Public Health, Health Professions, and Emerging Pathogens Institute ‐ University of Florida, Gainesville, FL ‐ Usa).

Convergenza fra discipline e internazionalità, dunque, sono i due fondamenti della ricerca scientifica odierna, come emerso dagli interventi dei relatori, Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, Beatrice Lorenzin, ministro della Salute e Kelly Degnan, vice Capo Missione dell’Ambasciata Americana a Roma, moderati da Alberto Quadrio Curzio, presidente Accademia dei Lincei.

“Il nostro studio coinvolge la statistica, la fisica la matematica, l’informatica, small e big data, ma l’Interdisciplinarietà trova forza nell’internazionalità: bisogna aiutare la circolazione delle idee degli scienziati e fare rete, non solo fra le scienze, ma anche fra comunità scientifiche”, ha spiegato Alessandro Vespignani, ritirando il premio. “Noi facciamo epidemiologia computazionale, creiamo modelli realistici delle popolazioni e mappiamo contatti familiari e lavorativi, e fattori economici, cercando di intercettare i meccanismi di trasmissione della malattia e prevedere dove, quando e come colpirà l’epidemia. I nostri studi sono iniziati durante la crisi dovuta all’Ebola e sono proseguiti per creare procedure ottimali di uso del vaccino e capire quali siano le migliori politiche da adottare”. Gli esiti sono importanti anche per scongiurare la trasmissione del virus in paesi lontani dai focolai iniziali.

“L’Europa, l’Italia e gli Stati Uniti oggi in campo scientifico puntano a nuovi obiettivi: condivisione di metodi e strumenti, cioè sistemi valutazione ispirati a benchmark internazionali, che siano un metro di valutazione del progresso, l’interdisciplinarità e infine la formazione del capitale umano con un atout internazionale, sia nel training accademico che nei team di ricerca”, ha detto Stefania Giannini, che ha poi citato due esempi in cui la scienza, seguendo questi principi, ha ottenuto risultati straordinari: “la convergenza di metodi e di principi disciplinari, usati in maniera sincretica per affrontare grandi sfide, è partita nel 2003 al Mit, quando vennero ripensati i metodi per affrontare il cambiamento climatico. Poi c’è il tema della tecnologia spaziale, paradigmatico non solo dell’interdisciplinarità e in una esemplare collaborazione internazionale, ma anche della strettissima connessione fra scienza e società”. Rapporto su cui il governo intende investire, “anche destinando fondi a infrastrutture come lo Human Technopol, che sorgerà nell’area Expo”.

È un vero e proprio rinascimento del campo biomedico, quallo cui stiamo assistendo, secondo Beatrice Lorenzin, “che ha portato a cambiamenti epocali nel giro di cinque anni. Come l’autorizzazione, da parte della Food and drug administration, del primo farmaco digitale, una pillola che contiene un sensore ingeribile che acquisisce e trasmette dati sull’interazione del farmaco con la molecola bersaglio e che permette, quindi, di monitorare gli effetti collaterali e calibrare una terapia su misura per ogni paziente”, spiega il ministro. “Di contro, si aprono nuovi problemi, come quello della proprietà del dato, per i quali la governance deve essere all’altezza. Intanto, nella nuova legge bilancio, due miliardi di euro sono destinati al fondo sanitario”. E’ intervenuto infine anche Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria e ad di Janssen Italia, che ha colto l’occasione per spingere la candidatura di Milano a ospitare la sede dell’Ema (l’Agenzia europea del farmaco): “La fiducia nel nostro paese non è mai stata cosi forte come in questo momento, la percezione dell’Italia è cambiata e crea aspettative positive: l’Ema sta cercando una casa e non può essere che l’Italia”.


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