Ci sarà anche Obama, questa sera, al terzo e ultimo dibattito in diretta televisiva tra Hillary Clinton e Donald Trump. Ma non è Barack, il presidente, bensì Malik, il “fratellastro”, invitato dal magnate. Lo riportano media americani, a poche ore dal confronto, potenzialmente decisivo, fra i candidati democratico e repubblicano all’Università del Nevada di Las Vegas. Il moderatore sarà un anchor della Fox, Chris Wallace.
Sulla carta dei sondaggi, il vantaggio della Clinton è ampio, specie in termini di Grandi Elettori: lo confermano siti specializzati e un sondaggio commissionato dal Washington Post in 15 Stati considerati “chiave” per la vittoria finale. Ma la campagna può ancora riservare sussulti, sorprese e, nel dibattito, errori.
Soprattutto una campagna come questa, che “a volte può essere come l’inferno di Dante”, ha detto ieri sera Barack Obama, alla Casa Bianca, parlando prima del brindisi alla cena di Stato organizzata in onore di Matteo Renzi e della moglie Agnese.
IL FRATELLI DEL PRESIDENTE TESTIMONIAL PRO TRUMP
Malik Obama, 58 anni, nato a Nairobi, cittadino statunitense ha già messo più volte in imbarazzo il fratello presidente. Nel luglio scorso, dichiarò il proprio appoggio a Trump, ripetendo una serie di accuse al fratello presidente, tra cui quella di non averlo aiutato quando, nel 2013, si candidò a governatore in una contea del Sud-Est del Kenya.
Anche al secondo dibattito, l’8 ottobre, il magnate aveva invitato ospiti scomodi: quattro donne che avevano accusato, a vario titolo, Bill e Hillary Clinton di comportamenti scorretti nei loro confronti.
In dichiarazioni ai media, Malik Obama afferma di non credere alle accuse di molestie sessuali mosse a Trump, definendole una montatura della stampa. Il “fratellastro” del presidente ritiene, inoltre, Hillary responsabile del caos e delle violenze in Medio Oriente. Malik non intende, però, partecipare a eventi stampa con il candidato repubblicano prima del dibattito televisivo, come fecero, invece, le quattro donne a St.Louis, nel Missouri.
Se Malik non crede alle accuse di molestie fatte a Trump, sei colleghi di Natasha Stoynoff, l’inviata di People che dice di esserne stata molestata nel 2005, sono usciti ieri allo scoperto e hanno avallato il racconto, seccamente smentito, invece, dal candidato e anche dalla moglie Melania.
LA CONTA SULLA CARTA DEI GRANDI ELETTORI
A tre settimane dall’Election Day, l’8 Novembre, Hillary, secondo la rilevazione condotta da Survey Monkey Poll, è davanti a Trump in nove dei 15 Stati considerati in bilico: di 11 punti in New Hampshire e in Virginia, di 8 punti in Michigan e New Mexico, di 7 punti in Colorado, di 6 punti in North Carolina e Pennsylvania e ancora di 5 punti in Wisconsin e di 4 in Georgia.
Il candidato repubblicano, invece, guida in Florida e Texas di 2 punti, in Arizona e Ohio di 3 punti, in Nevada di 4 e in Iowa di 5. Se il voto rispecchiasse i sondaggi, la Casa Bianca sarebbe promessa alla sua rivale, ma Trump, parlando a Colorado Spring, dice: “La campagna sta andando bene, non credo ai sondaggi”.
Il sito 270towin.com dà alla candidata democratica 256 Grandi Elettori acquisiti – per vincere, ne servono 270 – e al repubblicano 157, lasciandone 125 in sospeso in 10 Stati. Il sito fivethirtyeight.com attribuisce alla Clinton 87,5 per cento chances di vittoria contro 12,5 per cento a Trump.
Con Hillary, c’è pure Vogue: per la prima volta nella sua storia, la rivista di moda si schiera e lo fa appoggiando la candidata democratica. La rivista diretta da Anna Wintour, il personaggio evocato nel film “Il diavolo veste Prada”, scrive: ”La Clinton non è una candidata perfetta, ma la sua intelligenza e la sua considerevole esperienza sono riflesse nelle sue politiche e nelle sue posizioni, che sono chiare e solide”. Le ”due parole che danno speranza sono: Madame President”.