La manovra per la Legge di bilancio 2017 è ormai in via di definizione ed uno dei temi più caldi e pubblicizzati è l’avvio del processo di chiusura di Equitalia.
La domanda lecita da porsi è: il passaggio da Equitalia a un’altra società preposta per la riscossione dei tributi porterà effettivamente un beneficio agli italiani?
La risposta è talmente semplice che fa sembrare questa tanto pubblicizzata novità più una trovata da campagna elettorale che effettivamente una svolta per coloro che si trovano con in mano una cartella di pagamento; infatti non è tanto importante chi si occupa della riscossione ma con quali modalità e soprattutto a quali costi e, tutto ciò, è disciplinato dalla Legge non dalla spontanea iniziativa del riscossore (chiunque esso sia).
E’ proprio il governo quindi che ha la possibilità di intervenire per mitigare i costi legati alla riscossione come già ha fatto lo scorso anno con il decreto legislativo n.159/2015 grazie al quale sono stati ridotti gli oneri da riscossione (il vecchio Aggio), dal 4,65% al 3% per chi paga entro 60 giorni dalla notifica, e dall’8% al 6% per chi paga oltre i 60 giorni.
Ovviamente si potrebbe intervenire anche sulle azioni che Equitalia mette in atto per “tutelare e riscuotere” i crediti ovvero le procedure cautelari ed esecutive come fermi amministrativi, pignoramenti ed esprozioni, tutto ciò senza necessariamente chiudere la struttura evitando così anche tutte le problematiche correlate all’incorporazione prevista nell’sgenzia delle Entrate che essendo una agenzia pubblica richiederebbe un concorso per l’assunzione di nuovi dipendenti.