È mai ammissibile che la vigilanza della Bce, chiamata a rispondere alle precise contestazioni del Financial Times sui presunti vantaggi concessi a Deutsche Bank in occasione degli stress test, se ne esca con un comunicato apodittico affermando che essa tratta tutte le banche allo stesso modo sulla base delle norme vigenti? E che, senza fornire alcuna spiegazione di merito, affermi, minimizzando che gli stress test 2016, ai quali l’istituto tedesco è stato sottoposto beneficiando di una contabilizzazione in anticipo dei proventi di una vendita non ancora perfezionata, non portano a promozioni o bocciature, ma semplicemente costituiranno un fattore di cui la vigilanza unica terrà conto ai fini dello Srep? Come se ciò bastasse a legittimare l’operazione in questione? Insomma, da Francoforte si comunica all’insegna dello ipse dixit, evidentemente poco interessandosi del rispetto dell’accountability, che dovrebbe essere puntuale ed esaustiva. A maggior ragione su una materia così delicata e riguardante una banca sulla quale sono accesi i riflettori a livello globale.
Ciò che deve essere reso analiticamente noto – nell’interesse della stessa vigilanza – riguarda le motivazioni che l’hanno portata a consentire una tale eccezione, che rischia di diventare altresì un precedente, che potrebbe portare ad affermare la linea secondo la quale si possono anche compiere contabilizzazioni del genere, a condizione, però, che poi, a pie’ di pagina, nel documento di bilancio vi sia una specificazione, come, appunto, è avvenuto nel caso Deutsche Bank.
A questo punto, non si capirebbe più quale sia il vero e proprio documento contabile, se quello dove sono appostate le cifre oppure quello determinato dal combinato disposto di cifre e note le quali, apertasi questa via, prolifererebbero e adatterebbero le voci di bilancio alle contingenti esigenze. E la trasparenza? E la tutela dell’affidamento dei terzi? E la par condicio? Garantisce la Bce, la quale afferma che tutto è regolare e tutti noi dobbiamo crederle: semplicemente assurdo. Si dice che vi sarebbero state altre eccezioni o deroghe a favore di altri istituti, ma le cronache anticipano che si tratterebbe di fatti amministrativi assai meno rilevanti e connessi alla gestione interna delle stesse banche. Anche su questo aspetto sarebbe comunque necessario e urgente un chiarimento da parte di Francoforte. Lo si dovrebbe pretendere soprattutto da parte degli organi istituzionali competenti, a cominciare dal Parlamento di Strasburgo. Si deve aggiungere che ciò – non sembri strano – è anche nell’interesse della banca in questione, nell’occhio del ciclone per l’enorme sanzione pecuniaria che il dipartimento di Giustizia Usa intenderebbe irrogarle, la quale non può rimanere come uno dei protagonisti di questa vicenda senza che si diano esaustivi chiarimenti che vanno estesi anche ai criteri di contabilizzazione, consentiti dalla Vigilanza, dei titoli di livello 3, materia sulla quale non si è ancora fatta adeguata trasparenza.
Torna, dunque, il problema dell’esposizione delle banche tedesche in derivati su cui sono necessarie compiute informazioni. Altre volte, su queste colonne, abbiamo sottolineato carenze nella comunicazione della vigilanza unica. Naturalmente, sappiamo bene che la comunicazione, per quanto fondamentale, con modalità e criteri diversi stante la diversità dei compiti, sia per la politica monetaria sia per la funzione di vigilanza, non può essa creare il fatto. In casi come quello di Deutsche Bank è sperabile che i contenuti del comunicato siano stati decisi, o condivisi, a livello più alto, considerata la delicatezza della questione. E se questo maggiore coinvolgimento non vi fosse stato, saremmo in presenza di un altra singolarità – per usare un eufemismo – alla quale perciò non vogliamo credere. Farebbe bene, dunque, la vigilanza a integrare tempestivamente l’apodittica informazione resa senza rimanere in una sorta di torre d’avorio. L’einaudiano “conoscere per deliberare” riguarda le decisioni di qualsiasi tipo e da assumere da parte di qualsiasi soggetto, che debbono essere supportate da un’adeguata conoscenza, ivi comprese quelle in materia finanziaria. Trascurare questo principio universale sarebbe un errore gravissimo. Ai problemi che evidenzia, con l’Eba, la vigilanza unica, se ne aggiunge, dunque, un altro niente affatto leggero.
(Articolo pubblicato su Mf, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)