“Le donne passano la prima parte della loro vita a fare progetti e tutta la seconda a smontarli”. Questa è la frase che racchiude in estrema sintesi il senso del film di Cristina Comencini “Qualcosa di nuovo” tratto dall’applauditissimo lavoro teatrale “La scena” (sempre della Comencini) riscritto a sei mani con Paola Cortellesi e Giulia Calenda per la trasposizione cinematografica.
Lucia e Maria (Paola Cortellesi e Micaela Ramazzotti) sono due amiche quarantenni inseparabili dai tempi del liceo e ciascuna con un matrimonio finito male alle spalle. Lucia è rigida e scrupolosa, o come direbbe Maria “gufa e spadona”; Maria si autodefinisce invece “morbida, positiva e vibrante” o, come direbbe Lucia “un po’ mignotta”. Lucia ha chiuso con gli uomini e Maria si abbandona a storie occasionali senza spesso chiedere neppure il nome all’uomo che incontra (molto divertente la scena dove Lucia cerca di spiegare all’amica che bisogna presentarsi e conoscersi prima di avere rapporti sessuali).
“Qualcosa di nuovo” è l’arrivo nella loro vita del diciannovenne Luca, interpretato dal giovane attore Eduardo Valentini, che deve fare la maturità e vive con una madre un po’ oppressiva e eccessivamente programmata. In un gioco di equivoci e di parole non dette, le due amiche finiranno per contenderselo.
Luca non rappresenta banalmente il toy-boy molto in voga nella società di oggi, ma un ragazzo passionale e attento in grado di scavare a fondo nella personalità femminile.
“Sul tema della solidarietà femminile – ha raccontato Paola Cortellesi in una recente intervista – abbiamo discusso a lungo, anche perché io ci credo molto. Lucia e Maria non vogliono nascondersi niente, è solo che sono state travolte in un gioco di debolezze e di equivoci. E poi Luca non è un toy-boy, ma un ragazzo portatore di sorprese, capace di rivoluzionare le certezze che noi donne abbiamo sugli uomini”.
Le relazioni uomo-donna e l’amicizia non sono gli unici temi del film incentrato sull’ottima recitazione della coppia Cortellesi-Ramazzotti: si parla anche di maternità vissuta e negata, di lavoro, di ricatti e della necessità di prendere consapevolezza della propria identità.