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Il lavoro collettivo della Raggi: riqualificare le periferie abbandonate

Quando un problema si pone, come il degrado urbanistico che ha portato all’invivibilità della Capitale, alla pessima qualità della vita, la soluzione si cerca e si trova, se il problema è posto con l’insistenza necessaria e, soprattutto, non viene negato.
La Giunta di Virginia Raggi vuole battere questa strada e con un suo metodo di ricerca: l’intelligenza collettiva al servizio, attraverso il confronto aperto pure ai non addetti ai lavori, delle possibili soluzioni per render vivibile la Capitale e migliorarne la qualità della vita, specie nelle periferie abbandonate a se stesse.
Proprio il recupero e il rilancio culturale, sociale, economico delle periferie, cui la cultura laica deve ridare, anzi dare un volto umano, è la grande scommessa che Paolo Berdini, assessore all’urbanistica del Comune, ha esternato nel corso di un affollato dibattito a L’Altra Economia condotto dalla direttrice del settimanle Left, Ilaria Bonaccorsi, sul No alla riforma costituzionale del Governo.
E un No che ha fatto altrettanto rumore la Raggi e la sua Giunta lo hanno pronunciato, senza se e senza ma, alle Olimpiadi 2024.
Anche i No aiutano alla costruzione di un nuovo volto della città, se sono finalizzati a chiudere la fase di crescita irresponsabile della città che ha portato all’attuale stato di invivibilità: è importante fermare la devastazione del territorio, chiarisce, a margine del dibattito, l’assessore. Chiudere questo storico fenomeno rimano servirà ad avviare un processo imponente di riqualificazione della città e soprattutto ad avviare l’azzeramento del gigantesco debito, 13,5 miliardi, della Capitale che – precisa – ha origine proprio nella dissennata crescita urbanistica.
Detto ciò, chi governa una città smarrita come Roma, ha il dovere di dire tanti sì e di avere un progetto complessivo, prosegue Berdini da tempo al lavoro per riqualificare le periferie iniziando dai laboratori di quartiere.
Ma di idee e progetti meritevoli di particolare attenzione per rianimare un tessuto sociale distrutto, come denunciato dalla Raggi, tanto da aver lacerato i rapporti interpersonali, ce ne sono altri e portanto i nomi di Antonio La Regina e di Tomaso Montanari.
Molto tempo fa l’allora soprintendente archeologico di Roma La Regina – chiosa Berdini – scrisse che sotto la campagna romana c’era un immenso tesoro nascosto. Dopo tante iniziative edilizie, oggi già possiamo ammirare una buona decina di luoghi tanto meravigliosi, quanto abbandonati: dai resti di basolato della via Gabina a Tor Bella Monaca, a quelli di via Cornelia, fino al meraviglioso tracciato stradale di Tor Vergata. Ecco l’idea straordinaria con cui si può fornire bellezza e identità alle periferie informi e senza qualità.
Altrettanto suggestiva l’idea di Montanari delle biblioteche di quartiere nel segno inconfondibile della cultura, dei saperi, della conoscenza.
In questo quadro è importante anche la proposta Montanari: creare biblioteche di quartiere per dare una possibilità di conoscenza a tanti giovani altrimenti esclusi dalla cultura. Per questo progetto non servono grandi risorse economiche. Serve soltanto – conclude Berdini – la condivisione della proposta e il coordinamento di tanti soggetti pubblici e anche privati. In cambio avremmo una nuova vivibilità delle nostre periferie.
La ricerca collettiva della coraggiosa, determinata Sindaca di Roma è, insomma, bella che avviata.

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