Due, anzi tre, scosse fanno tremare di nuovo il Centro Italia. Per la precisione, in tutto sono state 60 le scosse in 10 ore. Le prime due si sono originate a 8-9 chilometri di profondità (ipocentro), la stessa di agosto.
LA PAROLA DELL’ESPERTO
Massimiliano Cocco dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), dice: «Allora la zona aveva subito un abbassamento verso il Tirreno di venti centimetri mentre l’Appennino si distendeva sui due versanti». Proprio a causa dello sprofondamento, misurato dai satelliti CosmoSkymed dell’agenzia spaziale italiana Asi, dalla faglia principale si creava un sistema di faglie che si diramavano nel sottosuolo influenzandosi a vicenda e mantenendo il persistere delle repliche di diversa intensità. In questo modo si duplicava la situazione del sisma dell’Aquila quando nei sette mesi seguenti i pennini dei sismometri sobbalzavano per 64 mila volte sia pure in modo diverso.
I DETTAGLI SUL SISMA
Naturalmente lo scenario di base che continua a muovere la terra rimane lo stesso (la placca africana che spinge verso quella euroasiatica) ma, pur nelle ipotesi manifestate allora che ripercorrevano vicende di altri terremoti storici, si guardava con circospezione al primo evento di ieri sera: «Per due motivi — precisa Massimiliano Cocco —. Il primo è che ha raggiunto un’intensità rilevante impossibile da sottovalutare. Il secondo è che si è sviluppato al limite del margine settentrionale del sistema di faglie creatosi nella zona già colpita in passato. Si sperava e si temeva che non succedesse qualcosa d’altro, un’estensione verso Nord-Ovest, verso l’Appennino. E a distanza di poco più di due mesi il timore e la preoccupazione sono diventati realtà con la seconda scossa più forte».
(articolo aggiornato alle ore 07,30)