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Mario Zenari, chi è e cosa pensa il nunzio divenuto cardinale

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Quando gliel’hanno comunicato, lui lì per lì ci ha messo un po’ a realizzare la cosa, ha confessato al GR2: anche perché è la prima volta che un Nunzio (Ambasciatore) papale diventa cardinale senza essere trasferito ad altro incarico (i Nunzi sono tutti Arcivescovi e il titolo cardinalizio, quando viene concesso, arriva quando si viene trasferiti ad altro incarico). Poi però monsignor Mario Zenari da Villafranca di Verona, 70 anni compiuti il 5 gennaio scorso, si è reso conto che in fondo il riconoscimento non era per lui, per certi versi un veterano di guerra, ma per il popolo siriano presso il quale dal 2008 rappresenta la Santa Sede. Zenari è l’unico cardinale italiano dei 13 porporati elettori (con meno di 80 anni e dunque con diritto di entrare in Conclave per votare ed essere eventualmente eletti Papa, mentre i non elettori non possono votare, ma essere eletti) e 4 non elettori che egli creerà (questo il verbo per chi riceve la berretta rosso porpora) e pubblicherà il 19 novembre prossimo, un giorno prima della chiusura dell’Anno Santo straordinario della Misericordia.

Zenari è uno abituato a parlare fuori dai denti e conosce i Paesi in guerra. Nell’agosto scorso ha ancora una volta alzato la voce parlando con Radio Vaticana: “All’inizio appariva una guerra civile, che già è una catastrofe; ma a questa si è aggiunta poi una guerra per procura, è subentrata poi un’altra guerra a complicare tutto ed è questa guerra dell’Isis, di Daesh, dello Stato islamico che ha portato ancora sofferenze enormi”

Oltre a denunciare il mancato ingresso di medicinali e strumenti chirurgici in alcune parti di Aleppo e del Paese, si è detto sconsolato sulla protezione dei civili: “Purtroppo, per quanto riguarda la protezione dei civili – ha detto il Nunzio – si è rivelato un fallimento in questi cinque anni e mezzo di guerra: se pensiamo che quotidianamente sono colpiti ospedali, scuole, mercati popolari, addirittura campi profughi, chiese, moschee; se pensiamo che la popolazione civile innocente è stata più volte ormai nel corso degli ultimi tre anni vittima, per esempio, dell’arma chimica: la comunità internazionale ha accertato, purtroppo, l’uso di questa arma chimica anche se non ha ancora individuato i colpevoli”. E: “Poi ancora vorrei ricordare la popolazione civile inerme, innocente, vittima dell’arma della fame: se pensiamo alle circa 600 mila persone assediate e poi ancora ai circa cinque milioni che vivono in località di difficile accesso a causa della guerra; ancora, vorrei ricordare la popolazione civile in alcune zone vittime dell’arma della sete” e ad Aleppo qualche mese fa sono state chiuse le condutture dell’acqua”. Ha anche denunciato il dramma di bambini di 10 mesi fucilati vicino Homs.

Il neoporporato non si trasferirà da nessuna parte, il Papa ha deciso che debba restare dov’è. Alla Radio Vaticana ha espresso tutte le sue sensazioni: “Ringrazio di cuore il Santo Padre – ha detto – perché questa porpora va alla Siria, alle vittime della Siria, a tutti coloro che soffrono per questo terribile conflitto. Quindi la porpora è per questa gente, per i tanti bambini che soffrono, per tanta povera gente che paga le conseguenze di questo terribile conflitto. E sul suo ruolo futuro da cardinale osserva: “Come mia umile persona credo che non faccio molto conto, però vorrei che questo segnale del Santo Padre venga utilizzato il più possibile”. E ancora: “Il mio impegno è quello che è… però dietro c’è questo appoggio! E sento la forza, sento la spinta, sento questo segnale forte del Santo Padre dietro la mia povera persona e i miei limiti…”. Per cui: “Quindi mi sento incoraggiato e posso dire che questa missione come nunzio è veramente incoraggiata e sostenuta dal Santo Padre. E porterà qualche beneficio certamente in più questo segnale di vicinanza, anche in questa maniera così nuova che il Papa ha voluto”.

Zenari, del resto, a lasciare la Siria non pensa nemmeno. Due anni fa a proposito dell’ipotesi di lasciare Damasco, il nunzio aveva detto: «Come potrebbe un rappresentante del Papa essere credibile se scappasse da dove c’è più bisogno di lui? Per me questa missione è un privilegio datomi da Dio, un’esperienza toccante sotto il profilo umano». C’è da pensare che sia pronto usque ad effusionem sanguinis, fino all’effusione del sangue non solo per il Papa (come è compito dei cardinali), ma anche per il popolo siriano per intero.



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