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Mps, ecco cosa farà il fondo Atlante di Penati con le sofferenze del Monte Paschi di Siena

Di Fernando Pineda e Gianluca Zapponini
Quaestio , Alessandro Penati, Veneto Banca, Atlante

Come si comporterà Atlante quando inizierà a rastrellare le sofferenze di Mps? Il fondo voluto dal Tesoro, partecipato da banche, Poste e Cdp, e gestito da Quaestio sgr, ha raggiunto lo scorso agosto la sua piena operatività, con una dotazione di 1,7 miliardi. L’obiettivo è ben più ambizioso, 2,5 miliardi entro settembre, 3,5 entro luglio del 2017.  Ma nel frattempo il veicolo cercherà di alleggerire Montepaschi del suo pesante fardello, avviando ufficialmente una nuova stagione del mercato degli npl in Italia. Anche se negli ultimi giorni sono emerse sotto traccia e non esplicitate pubblicamente tensioni e fibrillazioni sul ruolo di Jp Morgan sul dossier Mps che nuocerebbe indirettamente il Fondo Atlante (qui una ricostruzione di Formiche.net).

RENDIMENTO MINORE, PREZZO PIU’ ALTO

Il Fondo Atlante presieduto da Alessandro Penati – secondo il rapporto del Cer sulle banche – compra le sofferenze con un rendimento minore rispetto ai tradizionali operatori specializzati nella compravendita di crediti dubbi. Il 6% contro un rendimento medio del 15%. Questo nei fatti autorizza il Fondo a contrattare un prezzo di vendita più alto degli altri, che solitamente si aggira intorno al 20-22% del valore nominale, mentre il fondo gestito da Quaestio può comprarle fino a un prezzo pari al 33,8% del valore di libro. Ma cosa comporta nel dettaglio la possibilità di comprare le sofferenze a un prezzo più alto della media? In altre parole, quale sarà la potenza di fuoco di Atlante?

QUANTE SOFFERENZE POTRA’ COMPRARE ATLANTE

Il Cer ha fatto un paio di ipotesi sull’effettiva capacità di Atlante di smobilizzare cospicui pacchetti di npl. Ebbene, partendo da una disponibilità di 1,7 miliardi e fissando il prezzo di acquisto al 33%, Atlante riuscirebbe ad alleggerire i bilanci bancari di circa 15 miliardi di sofferenze. circa l’8% dello stock complessivo (200 miliardi) in pancia alle banche. Ma il prezzo, si sa, lo decidono anche le banche, sulla base delle indicazioni percepite dal mercato. E dunque potrebbero decidere di cedere i pacchetti a un prezzo minore. In questo caso, racchiudendo il prezzo di acquisto in un range tra il 25 e il 30%, le sofferenze che Atlante potrebbe smobilizzare potrebbero salire fino a 18 miliardi: meno costano le sofferenze, più se ne possono comprare.

IL PROBLEMA DELLE PERDITE…

Il vero problema però, sta nelle perdite che dovrà subire il sistema bancario per liberarsi dei crediti incagliati. Più volte Quaestio – secondo il Cer – ha ipotizzato perdite per l’intero sistema pari a due miliardi di euro, qualora il prezzo fosse fissato al 33%. Per il Cer si tratta però di stime sballate, visto che i 15 miliardi di sofferenze acquisiti con tutta la dotazione di Atlante e al prezzo indicato da Quaestio, comporterebbe perdite per gli istituti per 5 miliardi di euro. Ancora, comprando uno stock da 14 miliardi, di perdite se ne avrebbero 2,2 miliardi. Ma, spiega il Cer, “poiché si è già a metà 2016 e il processo è stato avviato da poco, l’impatto è stato imputato per un terzo all’anno in corso e per la parte rimanente al 2017” e dunque le perdite risultano minori.

…E QUELLO DEI PROFITTI

I problemi non finiscono qui. Perchè dalle simulazioni del Cer emerge un altro dato. L’acquisizione di 15 miliardi di sofferenze avrebbe sostanziali ricadute sui profitti, che diminuirebbero di 1,1 miliardi di euro nel 2017, di 700 milioni nel 2016. Ma tutto, come detto, rimarrà legato al prezzo finale per la cessione delle sofferenze.

I DUBBI (DEI GESTORI) SU ATLANTE

Eppure, qualche dubbio, è arrivato anche dai gestori di npl, riuniti la settimana scorsa da Mediobanca. L’opinione è che Atlante avrà difficilmente le risorse necessarie per risolvere il problema sofferenze, mentre i player specializzati, specialmente i grandi fondi di private equity, considerano l’obiettivo di un tasso interno di rendimento al 6% non accettabile per gli investitori dato il loro profilo di rischio. In altre parole, il rendimento richiesto dai player specializzati potrebbe attestarsi di poco sotto il 20% del consenso senza però avvicinarsi all’obiettivo del fondo Atlante.

IL TIMING

Per quanto riguarda il timing di Atlante, secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, c’è stato un piccolo cambio di programma. Il debutto del fondo, inizialmente previsto per il 3 ottobre, slitterà infatti di qualche giorno, intorno alla metà di ottobre. Giusto per  dare a quei sottoscrittori un po’ indecisi il tempo di formalizzare il loro ingresso (Mediobanca dovrebbe iniettare 40 milioni) . Per quella data Quaestio avrà chiuso il cerchio e potrà fare due conti sulle risorse accumulate. Dalle indiscrezioni circolate in questi giorni, le stime diffuse ad agosto e che volevano Atlante forte di 2,5-3 miliardi per l’autunno, potrebbero essere parzialmente riviste a 2 miliardi.

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