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Perché non possiamo non dirci almeno un po’ Radicali

Quando Riccardo Magi e Valerio Federico, mi hanno chiesto di aiutarli a rilanciare la comunicazione di radicali italiani, non ho avuto esitazioni e ho detto volentieri di sì. Ho chiamato al lavoro con me uno dei più importanti illustratori e grafici italiani Lorenzo Ceccotti. E così, il mese scorso, ci siamo messi al lavoro. Abbiamo rivisitato il sito che sarà online nella nuova versione il 29 ottobre in occasione del XV congresso del movimento e abbiamo anche prodotto un video che circola in questi giorni in rete e sui social.

Ci sarà da fare molto altro, ma tutto dopo il congresso. Non sono un militante del movimento né condivido tutto ciò che i Radicali hanno proposto ieri e propongono oggi. Vivo però un senso di disagio per il fatto che i Radicali oggi non siano tra i protagonisti della scena politica italiana. Certamente questo essere un po’ fuori dall’agone politico va imputato principalmente a loro stessi, a scelte contraddittorie e divisioni interne difficili da comprendere; su questo non c’è alcun dubbio. Ma è altrettanto vero che questo Paese non li ha mai capiti. O meglio li ha capiti solo a posteriori. Li ha applauditi ma non li ha mai votati. Li ha stimati, salvo preferirgli i partiti tradizionali che spesso copiavano in ritardo le loro idee.

La mia sensazione è che noi italiani siamo stati piuttosto ingrati con loro. Eppure la lista delle ragioni che i Radicali potrebbero vantare è molto lunga. E non è legata solo ai temi dei diritti civili: carceri, fine vita, diritti lgbt, liberalizzazione cannabis – dove oggi anche tra le Forze dell’Ordine e la magistratura si registrano aperture – ma è altrettanto lunga su tante altre questioni, più o meno grandi. Pensiamo ai temi della libertà di ricerca scientifica, del merito e della trasparenza nella pubblica amministrazione. A quello dell’informazione e della privatizzazione Rai e del canone, che oggi ci troviamo in bolletta.

Anche di recente, sul tema dell’immigrazione, invito a leggere il Rapporto di radicali italiani curato da Roberto Cicciomessere. Chi vorrà, troverà non solo dati aggiornati ma anche un racconto diverso del fenomeno e della realtà basato su fatti e analisi. Ed è un’amara coincidenza che tra un mese gli italiani saranno chiamati a votare il referendum sulla riforma costituzionale, nel quale, ad eccezione dei Radicali, nessuno ha ricordato che – con la riforma – ci vorranno oltre 800 mila firme per indire un referendum abrogativo. Un numero pressoché impossibile da raggiungere e che avrà il solo effetto di far sì che i cittadini contino sempre meno. Evidentemente non ricordiamo quanto i referendum siano stati importanti per cambiare in meglio le nostre vite.

Il video vuole far ricordare proprio tutto questo. Far ricordare a tutti noi, che avere un movimento come quello dei Radicali è un bene prezioso, ne abbiamo guadagnato tutti, che fossimo d’accordo oppure no.



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