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Presidenziali Usa tra cyber-attacchi e sospetti d’antrace

Mentre gli Stati Uniti ancora s’interrogano su natura e provenienza del cyber-attacco che ha ieri investito la Costa Est, e sulle sue eventuali implicazioni elettorali, l’incubo dell’antrace torna, sia pure solo per qualche ora, negli uffici della campagna di Hillary Clinton, evacuati a Brooklyn dopo il rinvenimento in una busta d’una polvere bianca sospetta.

La busta, indicano fonti di polizia al New York Post, era stata recapitata all’ufficio di Manhattan della Clinton, dove, intorno alle 17.00, due stagisti l’hanno aperta e l’hanno poi portata nella sede della campagna a Brooklyn.

Quattro persone sono state esposte alla polvere. Per precauzione, un intero piano è stato evacuato. Dai controlli, non è emerso che la sostanza sia pericolosa, ma l’episodio ha subito richiamato gli attacchi all’antrace che, tra il 2001 e il 2002, fecero vittime e causarono allarme, i cui autori non sono mai stati identificati e perseguiti. Episodi simili si erano già verificati senza conseguenze durante le primarie, ad esempio ai danni della campagna del senatore Marco Rubio.

CHI PERDE ACCETTI IL RISULTATO 

“Chi perde deve accettare il risultato del voto”: lo pensano oltre i due terzi degli americani, il 68 per cento, stando a un rilevamento di Politico compiuto dopo che Donald Trump ha detto che riconoscerà il verdetto delle urne solo se vince. Appena il 14 per cento degli intervistati ritiene che l’esito del voto vada contestato.

Prendono le distanze dal magnate anche gli elettori del suo stesso partito, persino quelli dell’ala più conservatrice. Il 53 per cento di quanti si dicono pro “Tea Party” pensa che il risultato vada comunque accettato, solo il 24 per cento vuole che Trump lo contesti.

E’ però opinione abbastanza diffusa che il sistema sia corrotto e che potrebbero verificarsi brogli o intimidazioni ai seggi.

FACEBOOK SOPPESA I POST DI TRUMP 

Secondo il Wall Street Journal, Facebook ha valutato l’ipotesi di rimuovere alcuni post di Donald Trump perché ritenuti un’istigazione all’odio. L’acceso dibattito interno s’è risolto – scrive il giornale – con l’intervento di Mark Zuckerberg, che ha stabilito che sarebbe stato inappropriato censurare un candidato presidenziale. Tutto si sarebbe svolto mesi fa e avrebbe lasciato uno strascico di dubbi e critiche fra i dipendenti del social media.

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)



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