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Una polizza contro i terremoti? L’idea (salutare) anche del Corriere della Sera

Di Michele Arnese e Fernando Pineda

“Sarebbe ora che si cominciasse a prendere in esame (con cautela e buon senso, ovvio) quell’assicurazione obbligatoria contro le catastrofi che già è prevista in tanti paesi, dal Belgio alla Francia, dalla Norvegia alla Spagna o alla Romania”. E’ la frase che si può leggere oggi alla fine dell’editoriale di prima pagina del Corriere della Sera scritto da Gian Antonio Stella (nella foto), inviato speciale e firma del quotidiano diretto da Luciano Fontana. E così finalmente pure con la consueta cautela del quotidiano rizzoliano, il tema di una polizza anti catastrofi fa breccia con una frasetta in un editoriale del Corsera.

IL DIBATTITO E LA POSIZIONE DI FORMICHE.NET

Da tempo, o meglio da mesi, anzi da anni, Formiche.net solleva, approfondisce e analizza la questione andando oltre pregiudizi e facili populismi che inducono a dire: paghi lo Stato, solo lo Stato. Ma se lo Stato non ha i soldi necessari per ricostruire? Perché non ipotizzare una delle forme di assicurazione in vigore in altri Paesi? Tra queste, quella di introdurre una polizza assicurativa sulla casa, di cui più volte si è discusso in Italia senza mai trovare un’attuazione. Una misura, ricorda l’Ania, l’associazione che riunisce le compagnie assicurative, adottata invece da altri Paesi europei come Belgio, Danimarca, Spagna, Ungheria, Francia, e Gran Bretagna e Turchia, seppur secondo modelli differenti (qui un approfondimento di Formiche.net).

LE RECENTI PAROLE DI DELRIO
L’ipotesi di rendere obbligatoria l’assicurazione della casa contro il rischio sismico “era stata valutata quando abbiamo discusso la riforma della Protezione civile. Ma poi è stata scartata e sono contento così”, ha detto lo scorso agosto il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera giudicando “un paradosso” il fatto che chi stipula un’assicurazione su base volontaria non può nemmeno scaricarla dalle tasse.

DA MONTI A RENZI: COSA HANNO FATTO I GOVERNI

Dalla riforma della Protezione civile in poi, varata poco prima del terremoto in Emilia Romagna del maggio 2012 dal governo di Mario Monti, lo Stato in caso di terremoto, alluvione o altra catastrofe naturale, non paga più i danni ai cittadini, lasciandoli però liberi di tutelarsi oppure no, tranne che nel caso di dichiarazione di “stato di emergenza” ed esclusivamente per i primi 60 giorni. Il governo Monti aveva previsto nella bozza del decreto legislativo 59/2012 (riforma della Protezione civile) un regime di assicurazione obbligatoria per gli edifici privati, ma tale previsione è stata però poi cancellata dal testo definitivo della norma durante l’esame parlamentare.

LA PROPOSTA DI BRUNETTA

Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, dopo il sisma dello scorso agosto, ha lanciato in rete una proposta: introdurre l’assicurazione anti calamità nella prossima legge di stabilità. Per Brunetta i tempi sono maturi e lo Stato non può ancora “accollarsi il costo delle catastrofi”: “Se il danno lo paga lo Stato, si deresponsabilizzano i soggetti che devono cooperare per tutelare la sicurezza dei cittadini. Possiamo giungere ad una conclusione: se la copertura del danno è scaricata sullo Stato, non avremo alcuna possibilità di creare i necessari incentivi per una politica di ‘responsabilità territoriale’”, ha dichiarato Brunetta.

L’IDEA DEL RICERCATORE DEL CNR

Per Antonio Coviello, ricercatore dell’Istituto di ricerche sulle attività terziarie (Irat) del Cnr e autore del libro “Calamità naturali e coperture assicurative”, il settore assicurativo è il candidato principale per la gestione dei rischi cui sono esposte le famiglie e le imprese, e per la liquidazione dei danni. L’idea di Coviello? “Attivare una partnership pubblica e privata che preveda una franchigia minima a carico dell’assicurato (a seconda del rischio della zona), una copertura assicurativa a carico del proprietario e un sistema di riassicurazione pubblico anche a livello internazionale che permetterebbe, in caso di calamità particolarmente catastrofiche, di moderare l’intervento dello Stato, secondo il sistema in uso in molti paesi europei”, ha spiegato ricordando che secondo i dati delle compagnie assicuratrici, delle abitazioni a rischio, ad oggi, solo l’1,65% risulta assicurato, per una stima del valore di 85 miliardi di euro.

LA STRADA DA SEGUIRE SECONDO CONFEDILIZIA

Confedilizia, invece, ritiene che la strada da seguire “sia quella delle politiche di incentivazione, soprattutto fiscale, degli interventi per la tutela del patrimonio immobiliare e per la prevenzione dei danni da calamità”, ha spiegato ieri il presidente Giorgio Spaziani Testa. Quello che non serve invece secondo Confedilizia – e che, anzi, porterebbe danni – è “ipotizzare obblighi generalizzati di intervento o di redazione di improbabili certificati ovvero riesumare proposte bocciate dalla storia: come quella di un obbligo assicurativo, contrastata anche dall’Antitrust, o quella del fascicolo del fabbricato, libretto cartaceo dichiarato illegittimo dai giudici di ogni ordine e grado e avversato anche dal Governo Renzi, che ha tempo fa impugnato una legge regionale in tal senso, poi ritirata dalla Regione che l’aveva varata”, ha dichiarato Spaziani Testa.

 



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