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Trump-Assange, l’intesa cordiale; Hillary avanti

A un comizio in Florida, a Panama City, Donald Trump plaude a Wikileaks, l’organizzazione creata da Julian Assange che continua s sfornare email hackerate della campagna di Hillary Clinton (almeno 50mila quelle del presidente della campagna John Podesta). E il magnate bolla la rivale nella corsa alla Casa Bianca come “strumento di un establishment corrotto che pervade il Paese e mina la sovranità della Nazione”.

Secondo Trump, la cui campagna ha anche tratto beneficio dalle azioni di hacker russi, Wikileaks è una “finestra” nei “corridoi segreti del potere governativo”. La diffusione da parte di Wikileaks delle email hackerate – ha sottolineato nei giorni scorsi Politico – è avvenuta immediatamente dopo l’uscita del video con le frasi sessiste del candidato democratico.

Nel comizio, il magnate ha di nuovo parlato d’istituire, se eletto, un tribunale speciale per indagare sulle email spedite dalla Clinton da un indirizzo privato (invece che da quello istituzionale) quando era segretario di Stato. La candidata democratica è stata già indagata dall’Fbi per questa vicenda, senza che sia stato rilevato alcun crimine da parte sua. “Dobbiamo indagare su Hillary – ha detto Trump in Florida – e dobbiamo indagare sull’indagine”.

Le mail di Podesta e altri hackerate e finora pubblicate non contengono nulla di particolarmente interessante o imbarazzante: si parla, ad esempio, di come gestire le informazioni sulle donazioni alla Clinton Foundation da parte di interessi legati all’attività mineraria e all’energia nucleare e si registrano screzi e tensioni all’interno della campagna democratica. Hillary riconosce di sentirsi “lontana dalla classe media”, mentre c’è chi definisce la figlia Chelsea “una mocciosa viziata”.

SONDAGGI: WP, “HILLARY VINCEREBBE NETTO”

Se si votasse oggi, Hillary Clinton vincerebbe nettamente: un calcolo del Washington Post, fatto incrociando diversi sondaggi le attribuisce 341 Grandi elettori, con 197 a Donald Trump. Invece, secondo il rilevamento Wsj/Ncb, che intensifica la sua periodicità, il vantaggio della candidata democratica s’è ridotto da 11 a 9 punti (46 per cento a 37 per cento), dopo il dibattito televisivo di domenica notte, che pure avrebbe vinto.

Per il Wp, le possibilità di vittoria di Trump si sono progressivamente ridotte dopo il primo dibattito del 26 settembre: il sito fivethirtyeight.com le attribuisce l’83,5 per cento di possibilità di vittoria ne dà solo il 16.5 per cento a Trump. Alcuni Stati considerati in bilico, come la Pennsylvania, sarebbero ormai acquisiti ai democratici, mentre Stati considerati sicuri per i repubblicani, come l’Arizona, ma anche l’Indiana e lo Utah, sarebbero ora incerti.

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)


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