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Eni, come cresceranno i prezzi del petrolio secondo Descalzi

eni, zhor Claudio Descalzi

Prezzo del petrolio, giacimento di Kashagan e ovviamente il futuro dell’energia. Claudio Descalzi, amministratore delegato dell’Eni, ha parlato a 360 gradi a margine della consegna degli Eni Award tenutasi la scorsa settimana al Quirinale.

LE PAROLE DI DESCALZI

Per il numero uno del Cane a sei zampe il greggio nel 2017 “avrà ancora un trend stazionario con un po’ di oscillazioni perché devono essere consumate le scorte”. Poi però “potrebbe esserci tra il 2018 e 2019 una crescita dei prezzi dovuta a una carenza di petrolio per la riduzione degli investimenti”. Il greggio al momento “ha un andamento altalenante ma in continua salita; da 33-34 dollari siamo saliti a 50 dollari e questo si abbina al fatto che l’offerta è calata e la domanda è rimasta stabile, così il surplus dell’offerta si sta lentamente riducendo”. In più un eventuale intervento dell’Opec sui livelli di produzione potrebbe “accelerare l’equilibrio tra domanda e offerta”, mentre le scorte in eccesso dovrebbero “essere evacuate”.

IL RUOLO DEL GIACIMENTO

In questo contesto si inserisce la produzione del super-giacimento di Kashagan, in Kazakhstan, che secondo Descalzi “non avrà impatto sui prezzi ma un importante impatto per Eni”. Se quindi da una parte il Kashagan è già considerato nelle valutazioni dell’Opec, “Eni potrà godere in 3-4 anni di una grande produzione di cassa”. Se il futuro della compagnia italiana sembra roseo, l’anno in corso è stato “caratterizzato da tanti fattori difficili e complessi, ma anche da successi”. Il gruppo però, ha ricordato l’ad, “ha dimostrato di riuscire a veleggiare in acque molto difficili; la squadra ha risposto benissimo, sono molto contento della capacità di reazione di tutti”. Descalzi ha poi ricordato più nel dettaglio: “Siamo riusciti a compensare i problemi in Nigeria e il fermo della produzione in Val d’Agri per cinque mesi con l’aumento di altre produzioni. Siamo riusciti poi a compensare i margini di raffinazione che sono scesi nonostante i prezzi bassi: siamo passati dai 8,2 dollari al barile di due anni e mezzo fa, quando sono arrivato, a 4 dollari e siamo riusciti a sopravvivere. E la chimica, con la trasformazione, continua a produrre ebit e cassa”.

GLI SCENARI E LA RICERCA

Nel suo intervento alla cerimonia di conferimento degli Eni Award 2016 (alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella) Descalzi si è invece concentrato sul futuro. “La ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico sono alla base delle nostra crescita industriale”, ha detto il ceo del gruppo. L’impegno nella ricerca di punta “ci ha permesso e ci permette di avere un vantaggio competitivo in un campo come quello dell’energia, dove è divenuto sempre più complesso scoprire e sviluppare le risorse necessarie alla crescita a costi e prezzi sostenibili”. Gli Eni Awards, istituiti nel 2007, hanno lo scopo di promuovere un migliore utilizzo delle fonti energetiche e di stimolare le nuove generazioni di ricercatori. “Il nostro portafoglio brevettuale, che al 2015 era pari a oltre 6 mila brevetti, testimonia proprio questo impegno”, ha aggiunto Descalzi, “e dal 2009 ad oggi abbiamo investito in ricerca e sviluppo tecnologico circa 1,5 miliardi nelle aree core di esplorazione, perforazione e gestione dei giacimenti, nel settore downstream e nelle energie rinnovabili”. Dalla prossima edizione gli Eni Awards non saranno più divisi per area di business ma saranno indirizzati maggiormente agli aspetti della transizione energetica e delle nuove frontiere dell’energia, con focus sulle rinnovabili e sull’accesso all’energia dei Paesi in via di sviluppo. Inoltre verrà introdotto un premio Giovani talenti dell’Africa, riservato a laureati di università africane che abbiano presentato progetti nel campo energetico e ambientale applicabili nei Paesi d’origine.

(Pubblicato su Mf, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)


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