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Che cosa lega François Fillon, Angela Merkel e Tony Blair

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L’inatteso successo di François Fillon (a destra nella foto) nelle primarie dei post-gollisti in Francia (senza trascurare Alain Juppé che è ancora in ballo per il secondo turno), Angela Merkel che si candida per la quarta volta e, ultimo ma non per importanza, Tony Blair il quale, stando al Sunday Times, vuol tornare in ballo per riequilibrare il partito laburista destinato all’eterna sconfitta con la guida del sinistrorso Jeremy Corbyn (lo si è visto con il pasticcio della Brexit che nessuno a quanto pare riesce a gestire). Questi tre eventi politici hanno ciascuno una loro storia per così dire nazionale, ma sono legati da un filo conduttore: il trait-d’union è oltre Atlantico, si chiama Donald Trump con tutto il Trumpower che si porta appresso.

La vera sorpresa è Fillon, non tanto la sconfitta di Nicolas Sarkozy che, per quanto non scontata, è diventata ancor più probabile nel momento stesso in cui è sceso in campo l’ex primo ministro in carica dal 2007 al 2012 quando Sarko era all’Eliseo. Nonostante sia sessantenne, appare un volto fresco, solidamente radicato nella destra, legato al mondo cattolico, conservatore quanto basta, ma non conflittuale e divisivo. Juppé non solo è più anziano (71 anni) e più spostato al centro, ma appare legato a una epoca politica ormai lontana. In ogni caso l’uno e l’altro, se arriveranno al ballottaggio con Marine Le Pen, potranno sconfiggere la leader del Front National, l’uno fidelizzando la destra e attirando anche i centristi che perdonano a François Bayrou di aver votato per François Hollande, l’altro conquistando il centro e attirando anche una parte del voto socialista.

Non va trascurato, naturalmente, anche quel che accadrà a sinistra, e la novità rappresentata dalla candidatura di Emmanuel Macron nemmeno quarantenne, ex banchiere dai Rothschild. Ma la partita l’anno prossimo si giocherà tutta a destra. Sia Fillon sia Juppé si presentano come una barriera contro il nazional-populismo, barriera che in Germania è stata innalzata in modo esplicito da Angela Merkel.

La Kanzlerin non ha negato che quella del settembre 2017 sarà l’elezione più difficile. “Ci saranno attacchi da destra e da sinistra e una forte polarizzazione della società”, ha detto, ma ha aggiunto chiaramente che ha deciso di correre “per difendere i valori democratici”. I primi sondaggi (per quelche contano e abbiamo visto che spesso ormai non contano) dicono che oltre la metà dei tedeschi apprezza la sua scelta e le chiede di restare al comando. In Germania non c’è nessun limite di mandato, la Merkel ha governato per 11 anni e il suo s’avvia ad essere un record assoluto, più di Kohl e più di Bismarck. Il via libera al socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier per la presidenza della Repubblica prefigura già la possibilità che un’altra vittoria risicata possa riproporre la Grosse Koalition.

Anche i tedeschi sono attraversati da forti spinte nazional-populiste, però finché il Paese resterà guidato in modo saldo e l’economia andrà bene, gli elettori sceglieranno la stabilità e la continuità. Non solo, la Cancelliera viene vista come un baluardo nei confronti dell’invadenza di Vladimir Putin e della incognita Trump, entrambi personaggi forti che hanno bisogno di essere bilanciati da una leadership altrettanto forte nel cuore dell’Europa. Una sorta di Führerprinzip, il principio del capo, in versione democratica.

Se Fillon (o Juppé) vincono in Francia e la Merkel viene riconfermata, al centro dell’Europa si consolida quell’ordine liberal-democratico che molti danno già per sconfitto dall’inesorabile marcia verso il potere dei partiti e dei leader nazional-populisti. Oggi questa sta diventando la discriminante fondamentale nella politica occidentale, destinata a segnare lo spartiacque ovunque, anche in Italia. Qui molto dipende dall’esito del referendum. Ma anche se vince il no il solco rimane: la sinistra Pd, lo stesso Berlusconi che spera di tornare al comando, finiranno per diventare le mosche cocchiere della coppia Grillo-Salvini, innaffiata non più solo da rubli, ma anche da biglietti verdi con un parrucchino color polentina?


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