La vittoria di Donald Trump parla spagnolo. Il neo-presidente eletto degli Stati Uniti è riuscito ad incassare il voto latino in uno degli Stati che più pesano nel sistema elettorale americano, la Florida. Ma com’è riuscito a conquistare l’elettorato che più volte ha offeso e minacciato?
IL PESO DELLA FLORIDA
Lo aveva detto il giornalista di Univisión, Jorge Ramos, in un’intervista concessa al New York Times: “La storia insegna che per diventare presidente degli Stati Uniti è necessario avere vincere in Florida”. Ramos, che era stato insultato ed espulso da una conferenza stampa da Trump durante le primarie del Partito Repubblicano, ha rassicurato:“Andiamo a votare tutti i latinos e Trump non vincerà”. I fatti sono andati diversamente.
ISPANI E AFROAMERICANI
Lo scorso sabato Trump ha inviato un messaggio all’elettorato ispanico e afroamericano durante un comizio a Tampa (Florida), dove i sondaggi indicavano un pareggio tecnico. “Cosa abbiate da perdere, io sistemerò tutto”, aveva detto, facendo riferimento alle sofferenze di quelle due minoranze per “gli alti indici di criminalità, l’istruzione che ricevono i vostri figli, che è la peggiore, e non avete lavoro”. Il neo-presidente si era impegnato a trovare una soluzione per questi problemi sociali.
UNA NUOVA LEADERSHIP
“Il voto finale degli afroamericani e gli ispanici – ha aggiunto – sarà molto diverso da quello che pensa la gente”. Ha ricordato il sostegno ricevuto da molti dissidenti cubani. “Clinton è la candidata del passato – ha detto Trump –, noi siamo il movimento del futuro […] è il momento del cambio, il tempo di una nuova leadership”. Tra il pubblico che era con lui a Tampa c’era una donna con uno striscione: “Donne cubane con Trump”.
TENDENZE DI PARTECIPAZIONE
I latinoamericani con diritto al voto in Florida rappresentano il 16 per cento dell’elettorato della Florida, mentre gli afroamericani il 13 per cento. Mentre la partecipazione via posta degli ispanoamericani è aumentata di quattro punti rispetto al 2012, quella degli afroamericani è caduta di sette punti.
CONTRO IL PREMIO OSCAR
Le aggressioni di Trump verso i latinos sono state tante. Dopo la tripla vittoria del regista messicano Alejandro González Iñarritu agli Oscar 2015, Donald Trump twittò: “Ridate glamour, bellezza e mistero agli Oscar e l’audience aumenterà. Gli Oscar hanno bisogno di credibilità” e “Gli Oscar sono stati una grande notte per il Messico e perché no, si stanno distruggendo gli Usa più di qualsiasi altro Paese”. L’imprenditore contestava la trasparenza del premio cinematografico per avere dato tre statuette al regista messicano.
“AMO GLI ISPANICI… LEGALI”
Il 17 giugno del 2015, quando ha annunciato la sua candidatura alle primarie repubblicane, Trump ha denunciato il Messico per aver portato negli Stati Uniti “droghe e stupratori”. Qualche mese dopo, si è rimangiato le sue parole, postando su Instagram una foto con un piatto di tacos al ristorante Trump Tower Grill: “I messicani sono straordinari, voteranno per me. Quelli che sono qui legalmente. Amo gli ispanici”.
IL PAZZO E IL MURO
In uno spot pubblicitario della birra messicana Corona intitolato “The Wall”, l’attore Diego Luna ha fatto riferimento al muro che Donald Trump vuole costruire nella frontiera de El Paso: “A tutti ci fa arrabbiare il muro che quel pazzo vuole costruire. Ma dovrebbero infastidirci anche i muri che abbiamo qua (nella testa, ndr)”. Salma Hayek, Rosario Dawson, Jennifer López e molti altri personaggi del star system si sono schierati a favore di Hillary Clinton. La strategia di comunicazione non è stata efficace.
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TIMORE PER LA CONCORRENZA
Secondo un sondaggio della Nbc, Trump contava sul sostegno del 20 per cento degli elettori di origine ispanica. Fox News Latino dice che ne ha il 23 per cento e che molti “latinos” appoggiano Trump, ma in segreto, per via delle sue idee in materia di immigrazione. Nonostante i messaggi e gli insulti contro gli immigranti latinoamericani (specialmente i messicani), il voto latino non si è spostato a favore di Hillary Clinton. Si pensava che i portoricani (la comunità straniera più grande della Florida) e i cubani (tradizionalmente repubblicani) dessero la vittoria alla candidata del Partito Democratico, ma non è stato così.
L’APERTURA CON IL REGIME CUBANO
Molti analisti americani sostengono che i latinos hanno pensato di votare per Trump perché sono convinti che gli immigrati senza documenti sono una forte concorrenza nel mercato del lavoro. I cubani, in particolare, sono delusi dall’apertura dimostrata dal presidente Barack Obama (e da Hillary Clinton quando era segretaria di Stato) con il regime dei fratelli Castro a Cuba.
IL VOTO (MANCATO) DELLE DONNE
Con il voto delle donne è successo qualcosa di simile. Come ha detto l’attrice Susan Sarandon: “Non basta essere donna per farsi votare”. Poteva diventare la prima donna della storia alla guida degli Stati Uniti. Ma dopo essere stata first lady, senatrice e segretaria di Stato, ha una popolarità molto bassa tra gli americani. Nel 1996 il New Yorker ha pubblicato un articolo intitolato “Odiando a Hillary”, nel quale sosteneva che “come le corse di cavalli, odiare Hillary è diventato uno sport nazionale che unisce l’élite e il popolo”.