E finalmente Angela Merkel ha rotto gli indugi comunicando ufficialmente in una conferenza stampa tenutasi in serata che si ricandiderà una quarta volta. “Una decisione a lungo meditata” ha detto. “A lungo meditata pensando al paese, al partito e infine anche alla mia persona”. Ha deciso di ricandidarsi perché è consapevole del momento, perché sa delle aspettative che una larga fetta della popolazione ha nei suoi confronti, anche se ha definito “assurde le aspettative che una persona sola possa ‘aggiustare’ il mondo”. Merkel sa, e l’ha anche detto, che questa campagne elettorale per il rinnovo del il prossimo settembre sarà una campagna elettorale diversa. Ci sarà una forte polarizzazione, attacchi da destra, e colpi bassi da sinistra “nella speranza di mettere in piedi una coalizione rosso-rosso-verde” (cioè Spd, Sinistra, Verdi).
Molti tedeschi avranno fatto un respiro di sollievo. Di brutte sorprese quest’anno ce ne sono già state a sufficienza e un paio sono ancora in agguato: il referendum italiano e la ripetizione del ballottaggio in Austria per eleggere il nuovo capo di stato. E anche gli esiti di questi due appuntamenti potrebbero essere tutt’altro che incoraggianti . Riguardo all’Austria si teme che possa vincere il candidato del partito nazionalista Fpö Norbert Hofer, però almeno l’Austria ha i conti in ordine. Chi spaventa particolarmente i medi tedeschi è l’Italia e l’instabilità che potrebbe esserci in caso di vittoria del No. Sono settimane che i media tedeschi descrivono l’Italia sull’orlo del precipizio, pronta a uscire non solo dall’eurozona ma addirittura dall’Unione Europea.
A dire il vero Merkel non aveva alcuna intenzione di scoprire la carte prima di metà dicembre, cioè prima del congresso della Cdu. Voleva forse capire prima quale fosse il sostegno all’interno del partito. Ma l’esito inaspettato delle elezioni americane ha scompigliato le strategie. L’opinione pubblica ha bisogno più che mai di decisioni chiare e tempestive e di unità. E Merkel a questa richiesta ribadita da lei stessa in conferenza stampa “solo uniti siamo forti” ha fatto seguito, con i primi fatti.
A iniziare dal candidato unico per il ruolo di capo di Stato che sarà eletto in febbraio. Ancora una settimana prima delle elezioni americane si prospettava un tira e molla tra i partiti della coalizione. I socialdemocratici avevano spiazzato l’Unione (Cdu e Csu) proponendo l’attuale ministro degli Esteri nonché socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier. Soprattutto i cristianosociali avevano detto assolutamente no. Una settimana dopo la vittoria di Trump, l’Unione ha accettato il candidato Spd. Altrettanto celere è stata la decisione di Merkel, o meglio la comunicazione ufficiale della sua quarta candidatura a capo del governo federale tedesco. L’annuncio ufficiale è stato dato ieri sera, ma l’intenzione la si conosceva già da lunedì.
Motivo per cui, le edizioni domenicali dei quotidiani erano già ricche di analisi e commenti. Nico Fried sulla Süddeutsche Zeitung osserva: “Continuare a indugiare, tenere il paese nell’incertezza sarebbe stato, visti i tempi che corrono, a dir poco presuntuoso”. Anche perché lo scenario politico europeo non è proprio incoraggiante. Venerdì sedevano insieme a Merkel François Hollande, Theresa May, Matteo Renzi e Mariano Rajoy, nessuno dei quali gode veramente di buona salute. E a voler andare per il sottile – annota ancora Fried – anche la salute politica di Merkel non è delle migliori. Arriverà a fine mandato, di questo è fuori discussione, ma la sua rielezione è veramente così scontata? Chi può dire come si evolverà il partito nazionalista Alternative für Deutschland, da qui a settembre 2017? Un ultimo pit-stop ci sarà in primavera, quando tra marzo e maggio, si voterà in tre Länder. Tra questi anche il Nordrhein-Westfalen, il Land che con 17,9 milioni di abitanti è il più popoloso del paese, motivo per cui le regionali qui vengono considerate banco di prova delle parlamentari in autunno.
Robin Alexander sulla Welt punta invece l’attenzione sulle aspettative “eccessive” come Merkel stessa ha detto in conferenza stampa. “Giusto un attimo per salvare il mondo” titola il quotidiano di Welt. Precisa che “le aspettative nei confronti della Bundeskanzlerin Angela Merkel sono enormi” e conclude (il sottotitolo) con la domanda “Ce la farà?”. Nell’articolo Alexander fa poi un elenco degli endorsement più illustri: “Ha iniziato l’Economist. Il giornale delle élite globalizzate con sede a Londra è rimasto così scioccate dalla Brexit da scoprire proprio nella cancelliera tedesca l’ultima speranza per questo continente sempre più in crisi”. Una scoperta un po’ imbarazzante tant’è che si era provato a giocare con il titolo ‘Looking for Mutti’. Ma dopo la vittoria di Trump, la voglia di giocare è passata definitivamente a tutti e addirittura il New York Times ha incoronato Merkel a ultimo baluardo dell’Occidente liberale. E così l’appunto di Merkel – “E’ assurdo pensare che una persona da sola possa cambiare il mondo” – era diretto anche al Nyt.
“Avanti, sempre avanti, ma per andare dove?” si chiede Spiegel online. Il fatto che Merkel abbia deciso di candidarsi una quarta volta è – secondo Philipp Wittrock – “una decisione logica, non avrebbe potuto fare diversamente”. E anticipando quanto poi Merkel avrebbe detto in conferenza stampa osservava: “Se non si fosse ricandidata ora, sarebbe stata accusata di abbandonare la nave nel pieno della tempesta”.
A parte il fatto (e non è un fatto secondario) che a guardarsi intorno, non è che dietro a Merkel ci siano colleghi di partito che in questo momento sgomitano per avere il suo posto. Già per il posto di capo di Stato non c’era nessuno dei suoi disponibile: ha detto di no Norbert Lammert, il presidente del Bundestag, e anche il presidente della Corte costituzionale Andreas Voßkuhle. L’attuale mancanza di alternativa a Merkel è, però, anche colpa sua Perché non è che nei 16 anni che guida il partito non c’è stato chi avrebbe potuto un giorno prendere il suo posto. Nel talkshow domenicale “Presseclub” c’è chi ha fatto l’elenco dei politici che Merkel ha fatto fuori perché rischiavano prima o poi di farle concorrenza (è un elenco piuttosto lungo). Ma tornando alle aspettative coronate dall’endorsement di Obama di questa settimana, Wittrock mette in guardia: “Chi vuole attribuire a Merkel, accerchiata dai vari Trump, Putin, Erdogan e chissà forse tra poco anche Marine Le Pen, il compito di tenere alta la bandiera della libertà, rischia di sopravvaluta il suo potere, le sue ambizioni e l’idea che Merkel stessa ha del ruolo di Kanzlerin”.
Infine, ricorda Wittrock, (e la Kanzlerin, come si è sentito in conferenza stampa lo sa bene) non va dimenticato che con la sua politica di accoglienza, Merkel ha polarizzato contro di sé un risentimento profondo, furibondo, manifestato sempre più apertamente. La sua ricandidatura viene vissuta da queste persone come una vera e propria provocazione.