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La vittoria di Trump? Una Waterloo per sondaggisti e opinionisti

Donald Trump

Lo dico: sono tra i tanti che per una serie di ragioni ritenevano estremamente improbabile una vittoria di Donald Trump. In America, sostenevo, devi intercettare il voto dei moderati e delle minoranze, e questi vanno alla Clinton. Mi sbagliavo, e con me tutti gli altri, per tre motivi fondamentali.

Il primo è che i vecchi schemi di previsione del voto, così come i sondaggi, sono buoni per chiacchierare nei salotti televisivi ma fanno presto, prestissimo a esser soffiati via dalla realtà. Il secondo è che Hillary Clinton avrebbe potuto partecipare ad altri 15 duelli in diretta e vincerli tutti, ma questo non sarebbe bastato a toglierle di dosso l’aria stantia di una professionista della Casa Bianca attenta agli equilibri politici ma umanamente senza scrupoli. Il terzo è che quel vento che sta girando in mezza Europa scuotendo con un’importante componente di irrazionalità elettorati fiaccati dalla crisi – delle tasche e delle identità – non poteva non approdare agli Stati Uniti, che a ben vedere sono stati quasi sempre importatori e non esportatori di tendenze politiche.

Ancora, quel vento non poteva non investire un elettorato che è sempre stato particolarmente emotivo e fluido, il più sensibile di tutti alla personalizzazione della politica e il più impermeabile di tutti all’ingerenza delle ideologie. La vittoria di Trump ha ricordato come la capacità di sintonizzarsi con il popolo, di creare con esso una connessione empatica, conti – nella solitudine delle urne – più d’ogni concetto. E non solo negli Stati Uniti. La vittoria di Trump è stata anche la Waterloo di opinionisti e sondaggisti, la cui colpa non è stata tanto quella di non connettersi in maniera soddisfacente con il famoso “territorio”, quanto quella di non riuscire ad abbandonare quei paradigmi che servivano a leggere una realtà che oggi non esiste più.

L’elezione di Donald Trump sarà digerita dall’establishment di potere americano e la violenza propagandistica di questi mesi di campagna elettorale si piegherà agli interessi di ampio respiro degli Stati Uniti. Ma il significato del voto di questa notte si riverbererà su tutti i nostri paesi, fondendosi a quello del Brexit per mandarci un messaggio chiaro: non date mai nulla per scontato.

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