Approda finalmente a Roma, all’interno delle cinque sale espositive del Palazzo Velli, la grande retrospettiva dedicata all’opera del maestro spezzino Gianluca Lerici, scomparso nel 2006. Una mostra composta da oltre quaranta dipinti (alcuni inediti), una serie di sculture ed elaborazioni grafiche (poster, collage, francobolli).
L’opera di Lerici viene finemente riassunta in un percorso espositivo che si sposta dagli anni ottanta fino al nuovo millennio; un viaggio intricato come il suo tratto, pregno della sua ricerca artistica sempre attenta alle culture non egemoni e in particolare alla controcultura cyberpunk nostrana (che lo celebra come figura di rilievo accanto a nomi come J.G. Ballard e Philip K. Dick, William Gibson e Bruce Sterling). Rinomate le sue collaborazioni con Mondadori, per la quale realizzerà numerosi lavori grafici (copertine per Debord, Ammaniti, Poe…) e che nel 2002 lo tradirà pubblicando negli Oscar la sua antologia di fumetti e illustrazioni “Almanacco apocalittico” non rispettandone pienamente la visione.
Il professore, abile nel rappresentare simboli della tradizione psichedelica (non faceva mistero della sua ammirazione per Victor Moscoso o Rick Griffin), freaks o incubi tecnologici, si avvalse di colori vividi, “piatti e violenti”, privi di sfumature, veri eredi dei lavori pop di Andy Warhol o Roy Lichtenstein. Intreressante anche l’utilizzo del 3D anaglifico che accentua la sua ricerca di profondità. Attraverso molteplici forme espressive (dalla pittura ai manufatti, i libri, i fumetti, la musica) egli espanse il suo stile febbrile confermando la sua capacità di guardare la società moderna nelle sue contraddizioni sociali.
E quando Luther Blisset gli domandò il senso di fare l’artista underground, Lerici rispose: “Tutti gli artisti contro-cult, gli scrittori libertari, i registi cinematografici visionari, gli inventori pazzi e i pittori devianti contribuiscono con la propria opera ad evolvere le opinioni e i gusti della gente, nel progresso lento ma costante del costume della società, in una rivoluzione fredda che nessuno Stato, nessun potere militare, religioso, culturale, politico o finanziario può fermare. Ogni artista pop-underground…come un’amanita muscaria rilascia con la propria opera, spore culturali pronte a svilupparsi ad anni o chilometri di distanza”.
Prof. Bad Trip
A Saucerful of colours
LESSON #2
Palazzo Velli Expo
Piazza di Sant’Egidio 10, Roma
11 – 25 novembre