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Cosa pensa la Chiesa Usa del successo di Donald Trump. Parla il vaticanista Magister

Di Alessandra Ricciardi
SANDRO MAGISTER

“Per l’episcopato americano il vero rischio era Hillary Clinton. E tutto sommato anche per Papa Francesco…”. Così Sandro Magister, vaticanista per il gruppo l’Espresso, legge il risultato delle presidenziali Usa.

Il pontefice si è esposto molto contro Donald Trump, addirittura lo ha etichettato come non cristiano…

La linea di Francesco è stata sconfessata. E non è la prima volta. Anche le elezioni in Argentina sono andate contro i suoi auspici. Esattamente come sta succedendo con i declini dei regime autoritari e populisti dell’America latina, dal Brasile alla Bolivia al Venezuela. Il caso più clamoroso certamente è quello di Trump che è stato gratificato di un giudizio molto negativo.

Che politica estera sta portando avanti la Santa Sede?

I manifesti di Bergoglio sono stati resi noti in qeusti ultimi anni negli incontri con i movimenti. Per il Papa esiste un dominio mondiale del capitalismo e della finanza, dei tecnocrati, che è all’origine della guerra che insanguina il mondo, a partire dal terrorismo. Questo potere non è mai identificato, ne parla in termini generali. Salvo poi incontrare chi incarna questo potere, come accaduto quest’anno per esempio con i patron di Apple, Google, Instagram, Facebook e Vodafone. E tra poco, ai primi di dicembre, dovrebbe incontrare i magnati di Fortune… Tutti hanno portato donazioni cospicue che lui ha accettato. Intanto continua a scagliarsi contro la potenza del capitalismo e fa appello ai movimenti popolari, no global, alternativi, di ispirazione marxista…

Non proprio lineare.

È una visione che risente del suo background argentino e populista. È un Papa delle contraddizioni, il papa dei poveri che non disegna finanziatori capitalisti.

Beppe Grillo legge il successo di Trump come il successo di un movimento popolare, alternativo rispetto ai poteri costituiti…

È proprio così. Curiosamente Trump corrisponde a una visione che non è opposta a quella di Bergoglio. Ma è impersonata da una figura che al papa, dal punto di vista istintivo, suscita allergia.

E sui temi sensibili?

Su quelli che una volta erano indicati come i principi non negoziabili, a partire dall’aborto, Hillary Clinton era molto più temuta e temibile dall’episcopato americano. La candidata democratica rappresentava l’ondata secolarista che ha invaso gli Usa in questi ultimi anni e che non rappresentata la tradizione e lo spirito americano.

Cambierà qualcosa nell’assetto delle gerarchie vaticane dopo il voto Usa?

Sono convinto che la segreteria riuscirà a gestire questo cambiamento senza nessuno scossone.

(Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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