Che Angela Merkel si potesse ricandidare per una quarta volta come Cancelliere tedesco, era nell’aria. Barack Obama, nella sua recente ed ultima visita in Germania, le aveva passato il testimone di “guida dell’occidente”, mentre, in Germania, un sondaggio della Bild, testimoniava come il 55% dei tedeschi si era dichiarato favorevole, alla quarta corsa della Cancelliera. Con il congresso della CDU stabilito per il 6 Dicembre, domenica sera, Angela Merkel ha rotto gli indugi ed ufficializzato una candidatura che, al contrario di quanto si possa pensare in Europa, era tutt’altro che scontata.
La crisi di Angela. Le politiche sull’immigrazione e a favore del salvataggio della Grecia hanno fatto crescere, negli ultimi due anni, un profondo dissenso verso l’operato della Cancelliera, soprattutto in quelle fasce della popolazione non metropolitana dove si annida il voto populista e che sono state alla base della Brexit e della vittoria di Trump. Questo ha favorito i ripetuti successi elettorale della formazione populista AfD, la quale ha, di fatto, rosicchiato molti voti nelle frange più conservatrici della CDU nell’ultima tornata elettorale regionale. Tali risultati hanno provocato vari sussulti all’interno dell’Union, la formazione politica che unisce CDU, il partito della Merkel, e la bavarese CSU, dove sono comparse le prime voci critiche sull’operato della Cancelliera. In particolare i bavaresi si sono progressivamente distaccati da tali politiche fino a minacciare la rottura del patto elettorale fra i due partiti che esiste dagli anni settanta.
I timori tedeschi. Tale dissenso, almeno quello interno, è rientrato dopo il profondo shock subito dall’elettorato tedesco per i risultati della competizione elettorale statunitense. Né la CDU né l’opinione pubblica tedesca vogliono rischiare che “l’effetto Trump”, come è stata chiamato il vento populista che soffia in Occidente, possa avere effetti consistenti alle prossime elezioni. Seppure una vittoria di Angela Merkel appare scontata, l’obbiettivo è di evitare l’entrata in parlamento di AfD, in modo da evitare qualunque possibile influenza di questo partito nella politica federale del paese. Il governo di Berlino, inoltre, teme la nascita di un’asse Trump-Putin su clima e politica estera, cosa che, a fronte di un Europa post-Brexit sempre più debole, isolerebbe, di fatto, la Germania. In particolare si teme che, con un revival della Guerra Fredda che tanto piace sia a Trump che a Putin, i due giganti si accordino sulle rispettive sfere di influenza in Europa – particolarmente sull’Ucraina, Balcani e Bulgaria – di fatto annullando gli sforzi tedeschi di limitare l’espansionismo politico ed economico russo nel continente. In questo contesto, un governo Merkel IV garantirebbe stabilità e continuità alla politica estera tedesca, caratteristica essenziale per poter contrapporre il peso politico di Berlino a quello di Mosca, anche senza l’eventuale spalleggiamento da parte statunitense.
Immigrazione. Contro il populismo che si nutre dell’odio anti-migranti, la posizione propugnata dall’attuale Cancelliera può sembrare rischiosa dal punto di vista elettorale, ma ha il grande pregio di non nascondersi dietro stantie barriere ideologiche proponendo, invece, una soluzione pragmatica e concreta. Se e come queste politiche avranno successo, si saprà solo nei prossimi anni e lo stesso si può dire della gestione della Brexit e dell’eventuale riforma dell’Unione Europea, ma saranno proprio questi risultati a definire la vittoria o la sconfitta del populismo, almeno a livello europeo. Angela Merkel ne è cosciente e per questo, lasciando da parte il pragmatismo che la contraddistingue, ha giustificato la sua corsa al quarto mandato per la “difesa dei valori democratici” e con il fine di “unire il paese contro l’odio”.
Germania contro Trump. Con questa candidatura si va a completare quello che molto probabilmente sarà il quadro istituzionale della Germania nell’era Trump: il socialdemocratico Steinmeier – che ha chiamato il futuro presidente statunitense un “predicatore dell’Odio” – come Presidente e colei che lo stesso Trump ha definito “un esempio da non seguire” come Cancelliera. A meno di stravolgimenti elettorali che, passato lo shock del dopo elezioni americane, riportino l’elettorato tedesco su posizioni più critiche, la Germania è pronta ad alzare un simbolico muro contro l’ondata populismo di cui Washington è sola l’ultima vittima.
Nell’incertezza della situazione politica spagnola, francese ed italiana, una buona parte del destino dell’Europa passa per Berlino e per le prossime elezioni tedesche.