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Perché diremo No al referendum costituzionale

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I lavoratori del Movimento Cristiano Lavoratori e le famiglie del Family Day si sono uniti per dire No alla riforma costituzionale voluta da Renzi. Tutti noi riteniamo che questa riforma costituisca una pericolosa deriva centralista che annullerebbe di fatto la voce e la presenza dei corpi intermedi e allontanerebbe la partecipazione del popolo alle decisioni che lo riguardano.

L’appuntamento è per domani a Roma, alle ore 15.00 – presso il The Church Village Hotel (ex Domus Pacis) in via di Torre Rossa n. 94 (zona Aurelia) – dove il Movimento Cristiano Lavoratori (MCL) ed il Comitato Famiglie per il No (nato dalla grande esperienza popolare del Family Day al Circo Massimo) illustreranno le ragioni della loro contrarietà alla riforma costituzionale oggetto del referendum del prossimo 4 dicembre.

Una grande manifestazione pubblica alla quale parteciperanno migliaia di delegati provenienti dai comitati locali di tutta Italia e noti esponenti del mondo del diritto e della società civile. Nel corso dell’evento Massimo Gandolfini (Presidente Comitato Famiglie per il No) ed io daremo voce, argomentandolo, al nostro No fermo e deciso.

Ai motivi di stretta natura tecnico-giuridica e a quelli inerenti in generale gli equilibri politico-istituzionali posti da diversi comitati per il No – di caratterizzazione più o meno partitica – con questa manifestazione abbiamo sentito l’esigenza di aggiungere una prospettiva più prettamente popolare e antropologico-culturale. Vogliamo dire No e arrestare non solo la nuova idea di gestione politica dello Stato, che si cela dietro la propaganda a favore della riforma, ma anche le nuove concezioni di persona, società, libertà, sussidiarietà e, soprattutto, bene comune che vi sono implicate, e che prospettano l’apposizione di enormi tare sulle garanzie costituzionali e sullo stesso funzionamento della democrazia italiana, cancellando con un colpo di spugna l’essenziale principio di rappresentanza popolare.

La principale giustificazione di questa riforma è il decisionismo ma questo può rappresentare al massimo una modalità operativa, mai la motivazione politica di un sistema rappresentativo, se non a prezzo della sottovalutazione della democrazia intesa come partecipazione. Siamo anche convinti che le unioni civili e le riforme del mercato del lavoro fin qui approvate siano solo il capofila delle riforme che mirano a stravolgere l’antropologia della società italiana: con la riforma, che sancisce un Parlamento di fatto mono-camerale e controllato da un solo partito, il governo avrà il potere assoluto di smantellare ogni legge basata sul diritto naturale, senza dover tenere conto del necessario dibattimento tra le forze politiche e sociali.

Per poter rispondere alle sfide che minacciano la famiglia e i lavoratori italiani, ci rivolgiamo al variegato mondo cattolico e a tutte le storiche realtà impegnate nel sociale per la costruzione del bene comune, invitando ciascuno ad individuare gli elementi che uniscono e che sono la base per costruire vere politiche di collaborazione e di impegno. Vogliamo essere massimamente inclusivi e aperti a tutte le forze che hanno a cuore le garanzie costituzionali della sussidiarietà e dell’integrità della persona. Noi non ci opponiamo ad ogni riforma, anzi le auspichiamo, ma a questa sì! E in questi mesi abbiamo assistito ad una pervicace propaganda che ha voluto far passare tutti coloro che si oppongono come conservatori e nemici dello sviluppo del Paese. E ritengo sia ben strano che questa accusa venga rivolta proprio a chi, come noi, lo sviluppo dell’Italia lo edifica ogni giorno: facendo famiglia e vivendo con consapevolezza la frontiera del lavoro.

Il nostro è il No di autentici riformisti e riformatori, è un No di uomini liberi che vogliono difendere la sovranità diffusa del popolo contro le élite accentratrici. Un No che vorremmo fosse la base per un diverso metodo di costruzione di un percorso di riforma della Carta, partecipato e non nelle mani dell’esecutivo.

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