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Cosa succederà a Popolare di Vicenza e Veneto Banca

Alessandro Penati, Fondo Atlante

Il rafforzamento patrimoniale sarà una tappa obbligata del percorso di risanamento della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, i due istituti oggi controllati dal fondo Atlante.

LE PAROLE DI PENATI

È questa la convinzione di Alessandro Penati (nella foto), numero uno di Quaestio, la sgr che gestisce Atlante: “È ovvio (che ci sarà un nuovo aumento, ndr). Bisognava tappare il buco e cominciare a fare la ristrutturazione. Ora si devono tirar via i non performing loan (npl) e fare il piano industriale. Se il piano è buono i soldi si trovano sempre”, ha dichiarato Penati a margine di un evento milanese dedicato al mercato dei crediti deteriorati.

LA DUE DILIGENCE

Proprio in queste settimane è in corso l’attività di due diligence sui portafogli affidata al Fonspa di Panfilo Tarantelli, già alleato di Atlante nella partita Mps. È plausibile che l’esame si concluda all’inizio del 2017, anche se il deconsolidamento degli stock è atteso tra marzo e aprile. Ai vertici dei due istituti le modalità dell’operazione non sono ancora state definite, ma l’orientamento sembra quello di lavorare su diversi canali dalle cessioni tout court alle cartolarizzazioni con garanzia pubblica (Gacs). Quel che è certo è che il deconsolidamento avrà un impatto patrimoniale sui bilanci delle due banche, anche se l’importo dello shortfall è al momento difficilmente prevedibile.

ALTRI SOCI IN ARRIVO?

La prova sarà impegnativa ma, quasi certamente, si lavorerà per individuare altre tipologie di investitori oltre ad Atlante. I vertici di Quaestio del resto non hanno mai fatto mistero di voler coinvolgere nel cantiere veneto tutti i soggetti potenzialmente interessanti, compresi fondi esteri. Anche perché il progetto di turnaround messo in pista e i piani industriali che vedranno la luce entro la fine dell’anno potrebbero finire nel radar di molti investitori. Al rafforzamento patrimoniale peraltro potrebbero contribuire anche cessioni di asset non strategici. Bpvi ad esempio avrebbe messo in vendita le prestigiose sedi di Milano (via Turati) e di Roma (piazza Venezia).

COSA SUCCEDERA’ AGLI EX AZIONISTI

Tornando al capitale, bisognerà considerare anche l’impatto dei meccanismi di conciliazione che le due banche metteranno in pista per ristorare gli ex azionisti. Del tema si sarebbe discusso proprio ieri nel consiglio di amministrazione della Vicenza. Il board si propone di approvare l’intero pacchetto di misure al vertice che si terrà venerdì 2 dicembre a Milano e comunque prima dell’assemblea del 13. L’idea dell’istituto presieduto da Gianni Mion sarebbe quella di tendere la mano agli ex azionisti che in questi mesi di instabilità non si sono mossi contro la banca. Secondo quanto riportato nei giorni scorsi da MF-Milano Finanza, la percentuale di ristoro che verrà offerta ai piccoli soci potrebbe essere parametrata alla performance di un paniere di titoli quotati. La misura è stata studiata per rendere omogenei gli investimenti in Bpvi rispetto ad altri nel settore bancario, in modo da far sì che il rimborso sia paragonabile al valore che oggi si trova in mano un azionista che abbia investito in una banca quotata. Prerequisito indispensabile comunque è che i soci non abbiano intrapreso contenziosi legali nei confronti della banca. In questo modo Bpvi otterrebbe due risultati importanti: da un lato potrebbe ricreare un clima di fiducia intorno alla banca e diventare di nuovo attrattiva per la clientela, ridando fiato alla raccolta. Dall’altro lato ridimensionerebbe quel rischio contenzioso che oggi pesa come una spada di Damocle sui bilanci dell’istituto e che, se mal gestito, potrebbe aver conseguenze davvero molto serie. Anche un’operazione di questo genere però avrebbe un costo in termini di capitale (stimato in 300-400 milioni per la sola Bpvi) ed è plausibile che Atlante si faccia carico direttamente del buon esito dell’operazione per dare un segnale forte agli azionisti e al sistema bancario nel suo complesso.

LO SCENARIO DELLA FUSIONE

Sullo sfondo c’è sempre il tema della fusione tra le due banche che anche ieri è stato al centro del cda di Bpvi. Anche se il piano industriale in fase di definizione sarà realizzato in un’ottica stand alone, gli occhi degli amministratori sono puntati verso l’integrazione. Un’integrazione che verosimilmente avrà luogo attraverso una fusione per incorporazione di Veneto Banca in Bpvi, dando vita a un nuovo gruppo con radici ben salde nel Nord Est.

(Pubblicato su Mf, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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