Recentemente Vittorio Sgarbi -in una previsione lucida ed acuta- ha sostenuto che Renzi vincerà comunque il referendum del 4 dicembre prossimo, sia che il Sì abbia la meglio, ovviamente, sia che il Sì registri una sconfitta (soprattutto se di misura) perché comunque il Premier, con la sua appassionata campagna referendaria, avrà coalizzato attorno a sé un consenso vero, assai superiore a qualunque altra forza politica presente sul fronte opposto. Consenso che lo consegnerebbe alle urne da indubbio protagonista.
Una “vittoria comunque” che sembra fare il paio con quella assai più meditata, tattica e pragmatica dell’altro trionfatore preventivo: il Cav di Arcore.
La mossa è stata, come sempre, audace e scaltra. Schierare ufficialmente e negli studi della TV concorrente (niente accade per caso) sul fronte del Sì Mediaset: il proprio vessillo, la cassaforte di famiglia, il simbolo del prestigio economico ed imprenditoriale italico e dall’altra parte, sul versante del No, la sua creatura politica (che potrebbe riportarlo in gioco) ieri foriera di tante – forse fin troppe- aspettative, oggi, più modestamente, rifugio di reduci del “ventennio azzurro”, di liberali quasi per caso e di “aficionados” dello scranno.
Un Confalonieri di qua, un Brunetta di là, un Letta senior al Sì, un Gasparri al No. Insomma, la traslazione in politica del -sempre verde- equilibrismo imprenditoriale italiano utile a non sbagliare mai ed a “cascare -come si dice- comunque in piedi”. Calcoli -per così dire, di “sopravvivenza”- inediti in casa Berlusconi dove si era soliti buttare il cuore oltre l’ostacolo, dove il rischio era una componente minimale della passione. Dove l’opportunismo era alleato improponibile.
Passione e calcolo: due segni del tempo!