Ammettere è segno di presa di coscienza, ma non basta lasciar sospesi nel limbo; ha il sapore della “presa in giro”. Meglio sarebbe far finta di nulla. Era il mese di febbraio 2014 quando il premier Renzi si insediava al governo e i suoi discorsi, che sembravano porre in fila le questioni, avevano affascinato molti italiani. La sottoscritta, prendendo sul serio la sua affermazione “scrivetemi e vi risponderò”, iniziò sin da subito, il 03/03/2014, con una Lettera al Presidente del Consiglio. “Signor Presidente, non ho avuto la ventura di potermi affacciare alle Sue spalle sui banchi del governo, per consegnarLe a mano queste righe, anche perché – come cittadina desiderosa del bene pubblico – preferisco che chi ci governa mi legga on-line con quel minimo di calma che il nostro Paese domanda. E’ stato detto che Lei ha parlato ai cittadini e da cittadina mi rivolgo a Lei a qualche giorno dalla fiducia che il Suo governo ha ricevuto…”
“Ho tanti rimpianti, uno è la scuola”, ha detto il premier venerdì 18/11 2016 nella conferenza stampa tenuta a Palazzo Chigi per presentare il bilancio dei mille giorni dell’esecutivo da lui guidato. “A differenza dei governi precedenti, abbiamo messo tre miliardi nella scuola. Nonostante questo siamo riusciti a fare arrabbiare tutti. Bisogna essere bravi per riuscirci. Evidentemente qualcosa non ha funzionato”. Concetto ripetuto poche ore dopo durante la trasmissione ‘Otto e mezzo’ di Lilly Gruber: “Siamo riusciti a far arrabbiare tutti. Ci vuole un talento particolare…”.
Ripercorriamo le ammissioni del governo, che erano prevedibili ormai da mesi. Ora però occorre, dopo l’ammissione, una task force politica, sociale, istituzionale che non rappresenti l’ennesima caccia al capro espiatorio ma una seria quanto mai necessaria operazione a 360° gradi sul comparto scuola, come si auspicava nel 2014.
Ecco una sintesi di quanto da mesi scriviamo sul sito Formiche.net tratta da Tuttoscuola FOCUS N. 635/793