Le contromosse democratiche colpiscono Donald Trump. Ma l’Fbi fa sapere che le nuove indagini sulle mail di Hillary Clinton difficilmente si chiuderanno prima dell’Election Day, l’8 novembre, fra una settimana. Il Nyt accusa il magnate di avere usato metodi ai limiti dell’illecito per evitare di pagare le tasse, mentre si apprende che i federali indagano sui rapporti d’affari con la Russia dell’ex capo della sua campagna Paul Manafort.
In tutti i sondaggi che si succedono a ritmo intensificato e che ormai tengono conto dell’annuncio della riapertura dell’inchiesta sulle mail, Hillary resta in testa, anche se con vantaggi erosi rispetto agli stessi rilevamenti precedenti: cinque punti – contro sei la settimana scorsa – per Reuters/Ipsos (44 a 39 per cento), sei punti per la Nbc (47 a 41 per cento).
Parlando a Tucson, in Arizona, accanto a Gabrielle Gifford, l’ex deputata che proprio lì nel 2011 rimase ferita in una strage in cui furono uccise sei persone, la Clinton ha affermato che Trump è venduto alla lobby delle armi, del cui sostegno si vanta. ”Lavoreremo – ha promesso la democratica – a soluzioni responsabili per il possesso delle armi”.
I TEMPI DELLE INDAGINI, SERRATE, MA LUNGHE
E’ la Cnn a citare fonti dell’Fbi sui tempi delle indagini: gli agenti devono ancora completare la catalogazione delle mail nel computer di Anthony Weiner, l’ex marito di Huma Abedin, la più stretta collaboratrice di Hillary Clinton, e poi avviarne l’esame.
Le stesse fonti spiegano che gli investigatori stanno utilizzando tecnologie molto sofisticate, cercando di isolare le mail potenzialmente pertinenti all’inchiesta.
Quando il lavoro di catalogazione sarà terminato, gli agenti inizieranno l’esame delle email ritenute rilevanti e verificheranno se esse contengano informazioni riservate e se le persone che le maneggiavano erano consce dell’eventuale segretezza dei dati in esse contenuti. Gli investigatori potrebbero sentire di nuovo la Abedin e interrogare altre persone.
In una breve lettera ad alcuni membri del Congresso il dipartimento alla Giustizia assicura, tuttavia, che lavorerà con l’Fbi per procedere nelle indagini “il più velocemente possibile”. Il dipartimento era contrario alla riapertura dell’inchiesta a ridosso del voto.
LE MANOVRE DI DONALD PER ELUDERE LE TASSE, NYT
Il Nyt è il giornale più agguerrito, e più informato, sulle tasse di Trump, che avrebbe usato manovre ai limiti del lecito per non pagarle.
”Agli inizi degli Anni 90 – scrive il quotidiano – , il magnate non denunciò al fisco centinaia di milioni di dollari di redditi, usando una manovra di elusione fiscale così dubbia dal punto di vista legale che anche i suoi avvocati lo misero in guardia dalla possibilità che il fisco la ritenesse impropria”.
Il giornale cita nuovi documenti, che vanno ad aggiungersi a quelli già pubblicati, che segnalavano il mancato pagamento delle imposte federali per anni ricorrendo a scappatoie consentite dalla legge. Quelle rivelazioni avevano però più giovato che nuociuto a Trump, facendolo apparire “furbo” ai suoi fan.
INCHIESTA SUGLI AFFARI FILO-RUSSI DELL’EX MANAGER MANAFORT
L’Fbi ha avviato indagini preliminari sui legami d’affari esteri dell’ex responsabile della campagna di Trump, Paul Manafort. Lo riferisce l’Nbc. Da mesi, circolano indiscrezioni secondo cui Manafort avrebbe aiutato il partito filo-russo ucraino dell’ex presidente Yanukovich a finanziare due società di lobbying con sede a Washington. Manafort smentisce le voci: ”Non è vero. E’ propaganda democratica”.
Ieri, il leader dei democratici in Senato Harry Reid aveva fatto notare che l’Fbi indaga sulla Clinton, mentre è in possesso di “informazioni esplosive” sui rapporti tra Trump e Putin. E Robert Mock, manager della campagna di Hillary, aveva collecitato un’inchiesta federale sui legami con la Russia di Trump e di alcuni suoi fidi.
Manafort lasciò la campagna di Trump pochi giorni dopo indiscrezioni sui suoi legami filo-russi. L’aiuto al partito filo-russo ucraino dell’ex presidente Yanukovich risalirebbe al 2012: Manafort avrebbe contribuito al finanziamento segreto per almeno 2,2 milioni di dollari di due importanti società di lobbying con sede a Washington.
La legge Usa prevede che i lobbisti riferiscano al dipartimento di Giustizia se rappresentano leader o partiti stranieri.
LA GIORNATA DI LUNEDÌ
Donald Trump non sta più nella pelle: “Grazie Huma! Grazie Huma! Ben fatto Huma! Ben fatto Anthony Weiner!”. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca inneggia, in Michigan e ovunque tiene comizi, al braccio destro della sua rivale Hillary Clinton, Huma Abedin, “una seconda figlia”, figura chiave suo malgrado della riapertura dell’inchiesta sull’emailgate, e al di lei marito, un ex deputato con il vizietto delle foto in boxer alle adolescenti, o, almeno, a una 15enne. Saranno proprio l’ “uomo in boxer” e il direttore dell’Fbi James Comey i Grandi Elettori di Usa 2016?
Il sospetto c’è, perché la botta per Hillary e per i democratici è grossa. Donald è così su di giri che invita i suoi fan a “votare più volte”. E gongola: “Come dicono nell’industria mineraria, penso che abbiamo trovato la vena principale” delle mail dell’ex segretario di Stato. Secondo lui, l’Fbi avrebbe recuperato 33 mila messaggi cancellati, ma l’illazione non trova conferme; né c’è la prova che quelle mail siano nuove, cioè non siano già state visionate, e contengano elementi che valgano un’incriminazione.
La Clinton, invece, proclama che “il caso non c’è”: “Controllino pure le mail, com’è giusto che sia […] Ma la maggior parte delle persone su questa vicenda s’è già fatta un’idea”. Manca però il tempo per fare chiarezza: le mail da vagliare sarebbero circa 650 mila; quelle inviate o ricevute dal server dell’ex segretario di Stato potrebbero essere migliaia.
L’ultimo sondaggio di Politico/Morning Consult, che tiene già conto della sorpresa di Comey, vede un testa a testa tra Hillary e Donald, con lei avanti di tre punti 46 a 43 per cento. In una corsa a quattro, l’ex first lady conserva lo stesso vantaggio, con il libertario Gary Johnson al 7 e la verde Jill Stein al 5 per cento.
Il sito Fivethirtyeight.com dà sempre Hillary vincente in termini di Grandi Elettori, ma le possibilità di Trump, che erano scese al 12,5 per cento, risalgono in 48 ore e raddoppiano al 25 per cento. Il sito 270towin.com mantiene la suspense: dà alla democratica 258 Grandi Elettori – la soglia è 270 – e al repubblicano 157, lasciandone 123 in bilico.
Ma i sussulti potrebbero non essere finiti, perché Wikileaks fa sapere di essere pronta a colpire nuovamente – finora, il bersaglio è sempre stato la Clinton – , mentre i democratici e gli anti-Trump serrano le fila: senatori ed ex ministri della Giustizia mettono sotto accusa il direttore Comey, che terrebbe celate “informazioni esplosive” sui rapporti tra Putin e Trump; ma il capo dell’Fbi non potrà essere travolto in otto giorni. Il presidente Obama debutta su Snapchats pro-Hillary, l’FT le dà il suo endorsement (ma sposta pochi voti, negli Usa).
Per il secondo giorno consecutivo, la Clinton fa campagna in Ohio, uno Stato cruciale, senza Huma, rimasta a New York per collaborare alle indagini. Gli agenti federali hanno intanto ottenuto il mandato necessario per cominciare a vagliare le mail potenzialmente attinenti all’emailgate e stabilire quali e quante siano davvero rilevanti ai fini dell’inchiesta relativa all’utilizzo di un account e di un server privati da parte della Clinton quando era segretario di Stato. Il mandato era necessario perché il materiale è stato trovato nell’ambito di un’altra indagine, su Weiner e i suoi boxer.
Il Bureau voleva indagare anche sulla Fondazione Clinton, ma il dipartimento di Giustizia ritenne che non vi fossero prove sufficienti per procedere. Si trattava di verificare se a donatori fosse stato riservato un trattamento politico speciale. Da parte sua la Fondazione Clinton afferma di non essere mai stata contattata dall’Fbi: una conferma che l’iniziativa non andò oltre i preliminari.