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Così Mahmoud Abbas avvia la rottamazione in Palestina

abu mazen, Gerusalemme

Venti di rottamazione generazionale in Palestina? Il Congresso di Al Fatah, a Ramallah, ha riconfermato martedì 29 novembre Mahmoud Abbas presidente dell’Autorità nazionale palestinese. Da quando è morto Yasser Arafat, nel 2004, tutti i poteri politici di Al Fatah, il maggior partito all’interno dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), sono stati concentrati nelle sue mani. Abbas, tuttavia, ha 81 anni e soffre di cuore. Per questo motivo, nei sette giorni del vertice di Al Fatah, i membri dell’organizzazione si concentreranno sulla scelta di un nome che sarà, molto probabilmente, il successore di Abbas.

TENSIONI ALL’INTERNO DI AL FATAH

Da quanto si legge sul quotidiano francese Le Monde, i 1500 delegati al Congresso, che si svolge questa settimana in Cisgiordania, avranno come obiettivo la scelta di una nuova direzione: “Molto probabilmente la prossima generazione di dirigenti palestinesi sarà formata da persone più giovani e più in contatto con la realtà dei Territori occupati”. Attualmente, i 22 membri del comitato centrale del partito hanno un’età media di 80 anni. “Una situazione che suscita una certa tensione all’interno dell’organizzazione – si legge su Le Monde – . Il problema è sapere come il Congresso riuscirà a gestire la successione di Abu Mazen”. Alcuni analisti pensano che ci sarà un’uscita concordata, mentre altri credono che non sarà percorribile un processo di transizione per questioni di potere.

DELEGATI (CRITICI) ESCLUSI DAL CONGRESSO

La convivenza all’interno del congresso, però, non è così semplice. Molti membri hanno denunciato di essere stati esclusi nel processo di selezione dei delegati perché non erano d’accordo con la rielezione di Abbas. Gli esclusi hanno convocato una conferenza stampa nel campo profughi di Al Amari, a Ramallah, ma l’incontro è stato cancellato per motivi di sicurezza. Per Abbas l’unica conferenza possibile è quella con i delegati che gli sono fedeli.

LE PRESSIONI DEL QUARTETTO ARABO

“Gli analisti politici prevedono che la conferenza di Al Fatah aumenterà le divisioni nel partito, in particolare a causa della volontà di Abbas di eliminare i suoi critici. Il leader ha deciso di convocare il congresso per mantenerne il controllo e impedire l’ascesa di nuovi leader”, sostiene il giornalista Khaled Abu Toameh. Secondo l’analista politico Raed Nueirat, la leadership di Al Fatah è in mano del “quartetto arabo”. Alcuni Paesi arabi come Egitto, Giordania, Arabia Saudita ed Emirati Arabi esercitano pressione su Abbas per limare le differenze con l’avversario Mohamed Dahlan. Vogliono che sia lui il prossimo presidente dell’Autorità Palestina.

GLI ERRORI DEL PARTITO

Khaled Abu Toameh insiste che da quando Al Fatah ha perso le elezioni legislative del 2006 con Hamas, non ha potuto rinnovarsi né presentare una leadership più giovane: “Gli stessi membri di Al Fatah che hanno perso le elezioni continuano con lo stesso spettacolo vecchio. Le dispute interne e la corruzione finanziaria e amministrativa hanno permesso la vittoria di Hamas. Recentemente, le elezioni locali palestinesi sono state cancellate per timore di un altro fallimento elettorale di Al Fatah”.

CANDIDATI ALLA SUCCESSIONE

Un sondaggio del Centro Palestinese di Ricerca Politica indica che il 61 per cento dei cittadini è favorevole a una sostituzione di Abbas. Il 37 per cento preferisce il leader Maruan Barghouti, in carcere dal 2002, e il 19 per cento Ismail Haniye, leader di Hamas. Solo il 5 per cento ha indicato Dahlan.

Dahlan ha 55 anni ed è stato capo dei servizi di sicurezza palestinesi a Gaza. È stato espulso dalla Striscia, per volere di Al Fatah, nel 2011 e ha trovato rifugio nel Golfo Persico. Questi ha il sostegno di Egitto, Giordania, Arabia Saudita ed Emirati Arabi, dove ora vive.

Altri dirigenti del partito che potrebbero prendere il posto di Abbas sono Jibril Rajub, ex capo della sicurezza in Cisgiordania e presidente della Federazione calcistica palestinese; Saeb Erekat, segretario dell’Olp; Husein al Sheij, coordinatore dei rapporti con Israele e Majed Freij, capo dell’intelligence palestinese.

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