Skip to main content

Chi teme davvero l’asse Iran-Russia in Siria (e non solo)

La “triconvergenza” Russia-Iran-Turchia è un nuovo evento chiave nelle relazioni internazionali che ha il potenziale di produrre conseguenze sia stabilizzanti sia destabilizzanti. La novità consiste nella realizzazione degli obiettivi di potenza di Iran e Russia. La prima persegue lo status e il riconoscimento internazionale di potere regionale, aumentare la ricchezza interna attraverso il ripristino dell’accesso ai mercati, utile al rafforzamento del consenso al regime, cosa che richiede un’area di influenza più grande estesa a Iraq, Siria e Libano controllato da Hebzollah e più intense relazioni economiche con la Turchia.

Mosca persegue il ruolo e il riconoscimento di terza potenza mondiale, togliendolo all’Ue, estendendo la propria influenza in modo tale da poter essere rilevante per America e Cina e con queste scambiare vantaggi economici di cui la depressa economia russa ha un disperato e urgente bisogno.

Inoltre, persegue una posizione dominante sul ciclo del petrolio e del gas che implica una maggiore scala per bilanciare la forza dei Saud nel settore.

Iran e Russia (già biconvergenti perché la seconda ha bisogno della prima per contenere le turbolenze nel Caucaso e in parte dell’Asia centrale e la prima ha bisogno del sostegno tecnologico e militare russo) stanno ottenendo questi obiettivi grazie alla resa e assorbimento della Turchia nella loro logica strategica.

Se Ankara restasse protettore dello Stato islamico, cioè del piano sostenuto dai sauditi e alcuni emirati di creare un cuneo sunnita in Mesopotamia per evitare la formazione di un’area omogenea di influenza sciita da Teheran al Mediterraneo, Russia e Iran non potrebbero raggiungere i loro obiettivi.

Infatti, il perdente nel nuovo gioco non è tanto la Turchia, che ha ottenuto una garanzia contro l’indipendentismo curdo ed è la più ricca delle tre, ma l’Arabia Saudita. Da un lato, la triconvergenza promette di portare stabilità nei territori viciniori. Dall’altro, è improbabile che i sauditi non reagiscano, per esempio ipotetico trasferendo i conflitti jihadisti altrove e/o puntando allo status di potenza nucleare.

Per tale motivo la probabilità di stabilizzazione dell’area del petrolio e del suo prezzo aumenterebbe se effettivamente America e Russia si alleassero per congelare la guerra via proxy tra Iran e Saud condividendo e presidiando le garanzie da dare ad ambedue.

In conclusione, la triconvergenza sarà stabilizzante se incorniciata entro una biconvergenza russo-americana di livello superiore. Senza questa sarà fonte di conflitti peggiori di quelli visti finora.

(Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)


×

Iscriviti alla newsletter