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Che cosa lega l’attentato a Berlino alla strage di Nizza

A Nizza era il lungomare, simbolo del passeggio, dell’aggregazione. A Parigi erano le vie dei locali e del rock and roll, emblemi della baldoria, della riunione. A Bruxelles era il cuore del quartiere europeo e quindi della città intera. A Berlino, stavolta, in questo 19 dicembre, è la strada dei negozi, addobbata a festa, piena di persone.

Ci sforziamo di trovare connessioni, simboli che completino la composizione. Ma forse questo Tetris è solo un gioco che cerchiamo di fare tra di noi, che questi fatti dobbiamo raccontarceli cercando di non cadere nel banale. Forse la Promenade des Anglais era semplicemente la via della città più adatta da percorrere per un veicolo di quella stazza. Probabilmente il rock non c’entrava nulla nella strage del Bataclan e il X e l’XI arrondissement erano solo una zona qualunque alla quale poter accedere più facilmente. Eppure sembra che cercare simboli in qualche modo conforti, aiuti a capire le mosse del colpevole. Sapere di una casualità spaventa, trovare la congettura aiuta.

Ma la forzata connessione, stavolta, non è solo nella via (quasi) nel dì di festa. È in una Chiesa, la Chiesa del Ricordo, nella parte ovest della città. Questa Chiesa è il centro simbolico di Berlino ovest, della città vecchia, tedesca nell’anima, altro che quel miscuglio di razze che si respira all’est. Quella Chiesa è dedicata al Kaiser Guglielmo I, Guglielmo il grande, primo imperatore della Germania moderna, l’imperatore diventato tale “per grazia di Dio”, che espanse la Germania oltre confini, in Africa, nel Pacifico. Costruita nel XIX secolo la Chiesa cadde durante i bombardamenti, ma solo per metà. L’altra parte riuscì a restare in piedi, diventando rovina e ricordo della rovina al tempo stesso. Alla fine della guerra si ricostruì tutto il resto, ma quella Chiesa no, rimase in piedi in quel modo: mozza. E proprio perché monca quella Chiesa simboleggia la pace, la riconciliazione, la quiete dopo la tempesta. Ma, forse, ora non più. La Chiesa del Ricordo sarà anche il simbolo della lacerazione, della disperazione, della tempesta.

E poi l’ambasciatore russo ad Ankara, Andrey Karlov. E ancora la sparatoria nel centro islamico di Zurigo. È come voler dare un senso alle briciole di Pollicino che però portano verso una beffa, un messaggio senza senso costruito su misura per noi. Quanto influirà tutto questo sulle elezioni del prossimo, imminente anno? Quanto cambierà l’approccio tedesco verso gli immigrati? Non si sa. Ma probabilmente, in questo caso, le briciole saranno sì pezzi da seguire con attenzione che condurranno a cadute – più che mozze – di simboli che stanno in piedi da anni.

“L’uomo trasforma un avvenimento casuale in un motivo che va poi a iscriversi nella composizione della sua vita”, Milan Kundera.

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