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Perché le banche francesi si rivoltano contro la Vigilanza Bce (retta dalla francese Nouy)

Le banche francesi si ribellano al consiglio di sorveglianza della Bce, guidato, ironia della sorte, dalla connazionale Danièle Nouy. Bnp Paribas, Societé Générale, Crédit Agricole, Bpce, Credit Mutuel e la Banca postale, il gotha del settore bancario transalpino, hanno depositato presso la Corte di giustizia Ue un ricorso dove contestano alla Bce le modalità di calcolo dell’impatto che ha la raccolta del risparmio regolamentata sui coefficienti di solvibilità.

LE CONTESTAZIONI

Da tempo gli istituti di credito transalpini chiedono l’esclusione almeno parziale dal conteggio dei vecchi libretti di risparmio, definiti dalla legislazione francese “livret A” e posseduti da oltre il 75% della popolazione. Il livret A è esentasse e il suo tasso di remunerazione è fissato dal governo su consiglio della Banca centrale nazionale. Consiglio di cui il più delle volte non tiene conto. Attualmente, infatti, è allo 0,75% mentre sulla base dei calcoli legati all’inflazione, dovrebbe essere dello 0,50%. Il 60% dei fondi raccolti (secondo gli ultimi dati relativi a fine ottobre nei livret A erano depositati 360 miliardi di euro) viene trasferito alla Caisse des Depot e Consignations (Cdc, la Cdp francese), che deve utilizzarli per finanziare grandi progetti infrastrutturali, edilizia popolare e le piccole imprese con microcrediti a tasso super agevolato.

LE REGOLE BCE

Le regole imposte dalla Nouy sono molto penalizzanti, secondo le banche francesi. La Banca postale, per esempio, ha scritto sul bilancio 2015 che se venissero esclusi dai calcoli i livret A, il suo rapporto mezzi propri/esposizione finanziaria complessiva, che dal 2018 dovrà essere obbligatoriamente superiore al 3%, salirebbe dal 3,5 al 5,2%. Il ricorso depositato dalla principali banche francesi, rivelato per primo dall’agenzia Reuters, è dirompente. È già successo che la Bce fosse portata in giudizio. Il caso più clamoroso è stato quello relativo agli acquisti di titoli di Stato da parte di Eurotower. E alcune banche più piccole hanno cercato di sottrarsi alla sua diretta supervisione. Ma questa è la prima volta in cui il ricorso viene fatto dalle banche più rilevanti di un Paese importante come la Francia, la seconda economia della zona euro. Che a guidare il Consiglio di sorveglianza della Bce sia Daniéle Nouy, ex numero uno della vigilanza parigina, rende lo scontro paradossale.

L’INSOFFERENZA

Già nel 2013, prima di passare alla Bce, la Nouy aveva avvertito che le banche francesi sarebbero state molto influenzate dalle nuove regole sulla liquidità a causa della loro esposizione ai conti di risparmio regolamentati. Francoforte, oltre a fornire agli istituti di credito della zona euro la liquidità che richiedono, è ormai da due anni la prima autorità di vigilanza del sistema bancario europeo, con l’incarico di porre fine a un rapporto poco chiaro tra singoli sistemi bancari e le autorità nazionali, che secondo molti esperti avrebbe contribuito alla crisi finanziaria. Resta il fatto che l’insofferenza delle banche europee alle nuove regolamentazioni è destinata a crescere in vista della probabile deregulation che verrà invece attuata dall’amministrazione Trump al fine di stimolare l’economia reale negli Stati Uniti.

Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi



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