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Banco Popolare e Bpm, come sarà la nuova banca di Milano e Verona

La prima e unica fusione bancaria del 2016 sta per tagliare il traguardo anche se, come per buona parte del sistema creditizio, gli esami della Bce rischiano di non finire mai. Dopo una gestazione lunga più di un anno, domenica 1° gennaio nascerà il nuovo gruppo guidato da Giuseppe Castagna e presieduto da Carlo Fratta Pasini.

IL PROFILO DEL NUOVO GRUPPO

Sarà la terza banca italiana dopo Intesa e Unicredit, con ambizioni non solo nell’attività commerciale tradizionale ma anche nei segmenti più alti dell’offerta come il private, il wealth management e il corporate banking. Su tutto vigilerà la Bce che per tutto l’arco del 2016 ha seguito da vicino la nascita del gruppo lombardo-veneto. La fusione naturalmente è già stata autorizzata, ma già nelle prime settimane di vita il nuovo gruppo affronterà esami importanti che testeranno la qualità dell’attivo e la tenuta patrimoniale.

COSA DICE IL PROSPETTO

Un quadro completo dell’attività ispettiva appena conclusa o ancora in corso è offerto dal prospetto per l’ammissione a quotazione delle nuove azioni appena depositato in Consob, un faldone di quasi 900 pagine che ripercorre la genesi e la struttura del gruppo.

I FATTORI DI RISCHIO

Nel capitolo dedicato ai fattori di rischio il documento si sofferma sugli accertamenti della Vigilanza, soprattutto su quelli ancora aperti. Il test più atteso dalla banca e del mercato sarà quello sui crediti del Banco Popolare, iniziato il 16 maggio di quest’anno e focalizzato su gestione dei rischi di credito, relativo sistema di controllo e accuratezza delle modalità di calcolo della posizione patrimoniale. La fase in loco dell’ispezione è terminata e i risultati preliminari sono stati discussi con il Banco lo scorso 4 novembre. L’istituto veronese però è in attesa di ricevere, da parte della Bce, il rapporto e la follow-up letter contenente le raccomandazioni preliminari (draft recommendation). Un accertamento analogo è in corso alla Bpm dove gli ispettori sono arrivati il 20 maggio per mettere sotto la lente la gestione del rischio di credito e di controparte e il relativo sistema di controllo.

DOSSIER TEST

Le verifiche in banca si sono chiuse il 30 settembre e i risultati preliminari sono stati discussi il 27 dello stesso mese, anche se mancano ancora all’appello il rapporto e la follow-up letter contenente le draft recommendation. Stesso discorso, secondo il prospetto, vale per il test cui Piazza Meda è stata sottoposta tra il 4 luglio e il 7 ottobre, questa volta su accuratezza e modalità di calcolo della posizione patrimoniale. È proceduto quasi in parallelo l’esame sui non performing loan che i due istituti hanno subito a partire dal dicembre 2015.

LE ISPEZIONI

Nel dettaglio le ispezioni ordinarie hanno coperto strategia, governance, processi e metodologie relative ai crediti deteriorati. A valle di questo test, spiega il documento di registrazione, non sono state formulate da Bce osservazioni specifiche riferite a Banco o Bpm; è stato invece diffuso un documento rivolto alle banche soggette alla supervisione del single supervisory mechanism, per il quale è stata aperta una consultazione pubblica che si è conclusa lo scorso 15 novembre. Per Piazza Meda accertamenti minori hanno riguardato invece la contrattualistica, le remunerazioni sugli affidamenti e gli sconfinamenti e i rischi di mercato e di liquidità, da cui sono derivati circoscritti piani di intervento.

IL NODO CREDITI DETERIORATI

Tornando ai crediti deteriorati, il documento depositato in Consob ricorda che, in occasione del rilascio dell’autorizzazione allo svolgimento delle attività bancarie, la nuova capogruppo, è stata invitata a fornire alla Bce, entro il 31 gennaio 2017, un piano relativo alla riduzione del livello di tali posizioni e ad aggiornare trimestralmente la Vigilanza sugli avanzamenti di tale piano. Il piano industriale presentato nella primavera scorsa prevede di ridurre lo stock di almeno 8 miliardi entro il 2019. Per raggiungere questo traguardo sarà creata una nuova unità dedicata alla gestione e al recupero delle sofferenze, con l’obiettivo di portare il costo del rischio da 102 a 63 punti base al 2019 e l’indice di copertura dal 57 al 59%.

(Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)


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