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Perché Francia, Germania e Italia possono gioire per l’ultima mossa della Bce. Report Intesa

Nell’annunciare l’estensione dell’App, la Bce ha privilegiato la durata sull’intensità, ma ha fatto uno sforzo di comunicazione per evitare che le sue mosse fossero interpretate come un primo passo verso la chiusura del programma.

La Bce, con un consenso molto ampio, ha esteso il programma di acquisto fino a dicembre 2017, pur riducendo il flusso a da 80 a 60 miliardi di euro al mese. La decisione determinerà un’estensione del programma per 540 miliardi di euro, circa il 5% del Pil, superiore all’ipotesi alternativa di estensione per soli sei mesi a volumi invariati scartata dal Consiglio.

Il rischio di questa soluzione di compromesso era che la riduzione del flusso mensile fosse interpretata come il primo passo verso la chiusura del programma. Tuttavia, la Bce ha cercato con un certo successo di convincere che non si tratta dell’avvio di un tapering e che, anzi, l’uscita dal programma, intesa come “graduale riduzione degli acquisti fino a zero”, non è stata discussa. Il comunicato rassicura che “gli acquisti saranno estesi fino a dicembre 2017 e oltre, se necessario”, ed in ogni caso fino a quando l’inflazione non sarà tornata in modo convincente su di un sentiero compatibile con l’obiettivo di inflazione. Quel che più conta è che il comunicato sottolinea “che se il quadro macro dovesse peggiorare e/o le condizioni finanziarie dovessero muoversi in una direzione non compatibile con il ritorno dell’inflazione verso il 2%, la Bce è pronta ad aumentare gli acquisti in termini di volumi e/o durata”. Il comunicato implica perciò un bias inflazionistico, dal momento che non si prospetta alcuna riduzione degli acquisiti in caso di sorprese positive. Tuttavia, è probabile che le condizioni per ottenere il sostegno a una nuova espansione del programma siano a questo diventate molto stringenti, legate forse al riemergere di uno stato di crisi.

Il proseguimento ordinato del programma a fronte di crescenti problemi di scarsità su alcuni mercati nazionali è reso possibile dall’eliminazione a partire da gennaio 2017 dell’obbligo di acquistare titoli con rendimento superiore al tasso sui depositi. Draghi ha spiegato che si tratta di un’opzione concessa alle banche centrali nazionali e non di un’indicazione vincolante. Inoltre, gli acquisti saranno estesi ai titoli con scadenza compresa fra 12 mesi e 2 anni. La decisione rinforza la guidance sui tassi. Inoltre, non va trascurato che è stata confermata la politica di reinvestimento dei titoli in scadenza, il che potenzia ulteriormente l’espansione del bilancio. La Bce ha discusso anche l’eliminazione del vincolo di detenzione di una singola emissione (25% per titoli con CACs 33% per titoli con CACs), ma ha scartato questa opzione a causa dei problemi legali che avrebbe sollevato.

La decisione di estendere lo stimolo monetario è stata motivata dall’incertezza. La scelta di estendere gli acquisti fino a dicembre anziché fino a settembre, anche se a ritmi più lenti, espande la rete di sicurezza fino a coprire tutto un anno elettorale in cui Olanda, (marzo), Francia (maggio/giugno), Germania (fine settembre) e forse Italia rinnoveranno i parlamenti nazionali, e durante il quale potrebbero ritornare fuori i dubbi degli investitori riguardo alla tenuta dell’unione monetaria. Grazie agli acquisti dell’Eurosistema, anche nel 2017 il mercato ridurrà la propria esposizione ai titoli di stato di emittenti dell’Eurozona, inclusi gli emittenti della periferia. D’altra parte, l’annuncio fatto alla riunione di dicembre è probabilmente l’ultimo significativo aggiustamento del programma prima che, a fine 2017, il consiglio discuta seriamente se vi sono le condizioni per avviare la fase vera e propria di dismissione dello stesso.



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