Da tempo vado dicendo che il mondo a-polare sta involvendo nel trionfo del disumano. Gli ultimi episodi di una cronaca cruenta non sono altro che tragiche conferme.
Mentre i politici alimentano la paura e la linearità e gli intellettuali si rinchiudono nei loro salotti – eccezioni escluse, naturalmente – la realtà ci travolge. Tutti si limitano a dare risposte definitive, ben pochi si pongono le domande fondamentali.
E’ il tempo dei visionari, di persone che colgano e accolgano i “segni dei tempi”, per quello che sono. La violenza e la crudeltà che insanguinano il mondo sono conseguenza delle nostre convinzioni e dei nostri atti, ci riguardano e ci appartengono profondamente. Abbiamo bisogno di ri-pensare l’umanità, la convivenza, la democrazia, problematizzando e relativizzando le nostre “presunte” verità. Che ci piaccia o no, sono in gioco le fondamenta dell’umano.
Non esprimo un grido di dolore ma una lucidissima necessità. Le parole del terzo millennio dovranno essere “complessità” e “cooperazione”; per salvare il mondo e l’intera e unica umanità, e in essa ciascuno di noi, dobbiamo smetterla di dogmatizzare i reciproci “universali culturali” e guardare dentro i processi storici per guardare oltre. Tutto il resto è solo accomodamento nell’eterno presente.