Da poco meno di due mesi è iniziata la trasmissione della serie televisiva Mars – a cavallo tra un documentario e un film – firmata da National Geographic. Si racconta dell’esplorazione umana di Marte. Un film, appunto, ma la realtà non è poi così lontana. Marte non è però l’unico obiettivo delle attività di esplorazione spaziale che stanno portando l’uomo oltre i confini del conosciuto.
Formiche.net ha intervistato Barbara Negri (responsabile dell’Unità di esplorazione e osservazione dell’universo dell’Asi) per approfondire i progetti europei e americani di esplorazione spaziale.
Come si muove l’esplorazione spaziale dell’Italia?
L’esplorazione spaziale italiana segue delle linee guida europee e soprattutto americane. Non abbiamo una nostra politica di esplorazione, ma abbiamo la leadership in alcuni settori che mettiamo a disposizione di programmi più vasti. Sicuramente l’esplorazione spaziale è costosa e complessa, quindi si tende a farla in sinergia con altri enti.
E quali sono le principali linee di direzione?
Da parte degli Stati Uniti c’è sicuramente Marte: Barack Obama ha detto che nel 2030 porterà l’uomo sul pianeta rosso e società private come Space X e Virgin Galactic hanno l’obiettivo di raggiungerlo entro la metà degli anni 20. Anche per l’Europa però Marte è un tassello importante e lo conferma la recente ministeriale dell’Agenzia spaziale europea dove sono stati messi i soldi mancanti per la missione Exomars 2020 ed è stato superato il problema legato alla missione Exomars 2016. Vedo poi un ritorno alla Luna, sia da parte della Nasa sia dell’Europa. Marte forse fa più presa sui media, ma una colonizzazione di Marte passa anche attraverso la Luna, che ci permette di sperimentare in ambiente non terrestre tutte le tecnologie di abitabilità. L’idea del nuovo direttore generale dell’Esa, Johann-Dietrich Wörner, era quella di fare un Moon Village (villaggio lunare). La Cina stessa ha messo la Luna tra le sue priorità, così come l’agenzia spaziale russa Roscosmos che l’ha inserita nel suo piano spaziale. La Luna, dunque, non tanto fine a se stessa ma come palestra di addestramento sia robotico sia umano.
Ha detto che il problema di Exomars 2016 è stato messo da parte. Cosa intende?
Il TGO (l’orbiter che si trova ora intorno a Marte, ndr) sta funzionando perfettamente; ci sono delle immagini sorprendenti riprese dalla camera ad alta risoluzione Cassis. Anche il lander Schiaparelli ha fatto il suo dovere. Probabilmente non si doveva dargli tutta l’importanza che gli è stata data sul concetto di atterraggio, ma in quanto dimostratore tecnologico serviva per capire le dinamiche di un ambiente complesso come quello marziano in cui c’è un’atmosfera (cosa che la Luna non ha) rarefatta che crea problemi; e ci sono le tempeste di polvere che complicano sicuramente la storia. Il lander ha perciò fatto il suo dovere, mandando 600 megabyte di dati utili a capire quali sono i punti deboli della fase di entrata, discesa e atterraggio.
Oltre a Marte e alla Luna ci sono altre direzioni di esplorazione?
Sempre rimanendo nel nostro sistema solare, ci sono altri due argomenti interessanti: le comete e gli asteroidi. Per quanto riguarda gli asteroidi c’è la missione della Nasa Arm (Asteroid redirect mission), molto costosa e impegnativa, per la quale dovremo vedere se il nuovo presidente Donald Trump confermerà gli impegni. Anche le comete sono interessanti visto soprattutto il legame con gli studi sull’origine della vita sulla Terra che interessano molto la comunità scientifica. Ma affianco a questo c’è qualcosa di ancora più grande rispetto al nostro sistema solare: la ricerca di esopianeti.
Di cosa si tratta?
E’ una vera e propria frontiera dell’esplorazione. Per ora si tratta di un’esplorazione osservativa. Se tutto va bene, avremo il James Webb americano nel 2018. Con le missioni Cheops e Plato, anche l’Europa non è da meno in questo settore. Cheops è una small mission prevista per il 2018 e riguarda un unico telescopio molto sofisticato; mentre Plato è una missione più complessa, prevista per il 2025, prevede la presenza di 26 telescopi meno sofisticati rispetto a Cheops ma che lavorano “in squadra”. Stati Uniti ed Europa sono quindi sostanzialmente in linea in relazione all’esplorazione spaziale.
E per quanto riguarda Giove?
Giove è un altro nodo di grande interesse. In campo c’è la missione Usa Juno, cui farà seguito la missione europea Juice che volerà nel 2022, la prima missione large europea in cui abbiamo quattro strumenti a bordo su dieci. Juice ha il compito di esplorare le quattro lune di Giove (Io, Callisto, Ganimede ed Europa); raggiungeremo il pianeta nel 2028. Gli Usa, invece, hanno messo in piedi una missione dedicata solo ad Europa, ma, come confermato dal vicepresidente del JPL, grazie al nuovo lanciatore saranno in grado di raggiungere il pianeta in due anni e mezzo, potendo seguire un percorso più lineare. Juice ed Europa si troveranno nello stesso periodo a osservare le lune di Giove e Giove stesso. Un pianeta anomalo nel nostro sistema solare: è il più grande, messo a metà tra i pianeti rocciosi e piccoli e quelli gassosi e più grandi. Ci sono varie teorie sulla sua origine, non è detto che si sia formato lì, ma potrebbe essere stato catturato, in un certo modo catapultato nel nostro sistema solare. E più capiamo l’evoluzione di Giove, più ci rendiamo conto di quello che è successo nella formazione del nostro sistema solare.
…nella prossima puntata dedicata all’esplorazione delle Spazio, parleremo con Barbara Negri degli ambiziosi progetti di esplorazione della Nasa, del coinvolgimento dell’Italia e delle principali questioni da affrontare per riuscire davvero a portare l’uomo su Marte.