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Il Palio triste in Mps (spiegato da Carlotta Scozzari a zia Imma)

Carlotta Scozzari

(L’autrice, Carlotta Scozzari, insieme con il giornalista del Sole 24 ore, Daniele Bellasio, e la giornalista di Radio Monte Carlo, Adele Costantini, incontrerà i lettori martedì 13 dicembre, alle ore 18.00, allo Spazio Forum Libreria Egea di via Bocconi 8 a Milano)

Non passa molto dalla presentazione del piano ufficiale disegnato da Jp Morgan e Mediobanca che la banca senese e i suoi consulenti capiscono che, in questo particolare momento, e tenendo conto della situazione di Mps, non si possono chiedere altri 5 miliardi al mercato. O meglio: si possono anche chiedere, ma è altamente improbabile che il mercato, e dunque gli azionisti, vecchi o nuovi che siano, decidano di aprire i cordoni della borsa e dare quel denaro alla banca. Diventa urgente trovare delle alternative al mercato, pena un’operazione fallimentare che per Mps aprirebbe scenari molto poco rassicuranti. Come fare? Le strade che la banca senese e i suoi consulenti decidono di battere sono due. La prima è quella di trovare dei grandi investitori, per esempio dei fondi (come quelli che sosteneva di avere trovato Passera), che aprano il portafogli e mettano nella banca un po’ di soldi diventandone azionisti importanti. La seconda via prevede di rintracciare come nuovi azionisti… gli obbligazionisti subordinati! Si tratta esattamente della conversione volontaria dei titoli che aveva ipotizzato anche Passera. In pratica, si va dagli obbligazionisti subordinati e si chiede loro: «Vi va di darmi ricevere x azioni Mps per ogni obbligazione subordinata in vostro possesso?». Credo sia superfluo dirti che il difficile è proprio stabilire il valore di quella x e che su questo si potrebbe aprire scrivere un libro. Ed ecco che così, il 15 novembre del 2016, il Monte dei Paschi annuncia ufficialmente il lancio di un’offerta pubblica di acquisto su 11 obbligazioni subordinate, del valore complessivo originario di 4,3 miliardi, con l’obbligo per gli aderenti di reinvestire il corrispettivo incassato nell’aumento di capitale da 5 miliardi, e quindi con l’obbligo di reinvestire il ricavato in azioni della banca.

Al telefono con zia Imma il 27 settembre del 2016 sul Monte dei Paschi e la conversione delle obbligazioni in azioni, come se fossimo ad Affari tuoi
«Ciao zietta, hai sentito che cosa sta facendo il Monte dei Paschi di Siena?»
«…»
«Ha confermato le indiscrezioni giornalistiche circolate negli ultimi tempi annunciando che sta studiando un esercizio di liability management.»
«E cuss’u l’è?!?»*
«È una delle solite espressioni inglesi, che tanto piacciono a quelli della finanza, per dire che proporranno agli obbligazionisti, in questo caso probabilmente a tutti gli obbligazionisti subordinati, di convertire in azioni i propri titoli, che in pratica diventeranno ancora più rischiosi.»
«…»
«Sono costretti a farlo perché non sono riusciti a trovare nessuno che si impegni a sborsare almeno parte dei 5 miliardi di euro che servono per rafforzare la banca. E convertire obbligazioni in azioni serve a ridurre, appunto, i 5 miliardi di aumento di capitale. La banca conta di raccogliere 2 miliardi dagli obbligazionisti che decideranno di convertire, così da abbassare l’ammontare dell’aumento a 3 miliardi e renderlo più fattibile. Adesso si tratta di capire in quanti aderiranno alla proposta di conversione. Tutto si gioca lì.»
«…»
«Il ragionamento che deve fare chi ha obbligazioni subordinate è: converto le obbligazioni in azioni oppure dico di no e spero che lo faccia qualcun altro, in modo che si possa abbassare l’ammontare dell’aumento di capitale?»
«…»
«Zia, capisco che tu sceglieresti la seconda opzione e risponderesti come al programma televisivo Affari tuoi: “Rifiuto l’offerta e vado avanti”, tenendoti le tue belle obbligazioni subordinate. Ma se tutti ragionassero come te, nessuno convertirebbe le obbligazioni, l’ammontare dell’aumento di capitale resterebbe troppo alto e quindi la banca rischierebbe il bailin.»
«…»
«Te l’ho già detto cos’è il bailin: quella nuova legge secondo cui, per salvare le banche, azzerano il valore delle azioni ed, eventualmente, quello delle obbligazioni, in base al loro grado di rischio. Una cosa molto simile è successa a coloro che avevano le obbligazioni subordinate della Banca Etruria poco più di un anno fa. Quindi il vero dilemma dell’obbligazionista è: meglio una conversione oggi da obbligazioni ad azioni o meglio il rischio di un bailin domani, con possibile azzeramento della stessa obbligazione? Che è un po’ come un uovo oggi o una gallina domani, senza che però domani ti diano alcuna gallina!»

*«E che cos’è?!»* (in dialetto ligure e, in particolare, finalese)

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