Il luogo comune, da sempre, racconta Torino come vittima di Milano. Le idee migliori, le iniziative più pregiate nate e incubate sotto la Mole finiscono, prima o poi, per prendere la via di Milano. Tant’é.
Eppure, da qualche tempo, i riflettori, certamente quelli meno luccicanti e modaioli cui si è abituati negli eventi meneghini, sono accesi su Torino cui è riconosciuto il primato come luogo capace di attrarre investimenti con ricadute di carattere sociale. L’impact investing, come lo chiamano i fighi di JP Morgan.
Torino conta poco meno di un milione di abitanti. Non è una città di provincia e non è una metropoli. Il costo della vita è accessibile anche a strati della popolazione che non si annoverano certamente fra quelli ad alta propensione alla spesa e al consumo. È città industriale (due colpi di tosse) con una lunghissima tradizione e vocazione manifatturiera. È la capitale italiana della metrologia. Vi è il migliore incubatore di imprese tecnologiche d’Italia. Anche se geograficamente defilata, chiusa tra le montagne, Torino è centro culturale di respiro internazionale per la musica, la letteratura e il teatro. E’ la capitale dei Santi sociali: pensate a Don Murialdo .
C’è a Torino una certa sensibilità per il welfare che va oltre gli schemi contrapposti di un certo sindacalismo, che si contraddistingue per la presenza sul territorio di moltissime iniziative trasversali che si coagulano attorno ad associazioni ed enti importanti che fanno da stampella alle istituzioni cittadine. Il Gruppo Abele, la rete Dafne, la Compagnia di San Paolo, il Collegio degli Artigianelli. Un infinito numero di cooperative di quartiere che stabiliscono un patto sul territorio facendo sistema: un po’ più equo e un po’ più giusto.
Ecco perché Oltreventure, l’unico fondo di venture capital italiano “sociale” che sviluppa progetti di impact investing, ha scelto Torino come la città in cui insediare tutti i suoi progetti pilota. Dal social housing, ovvero una residenza in cui è possibile trovare un monolocale o un bilocale per un periodo determinato a canoni di affitto accessibili, al Microcredito ovvero un’iniziativa per favorire l’autoimprenditorialità di soggetti deboli.
Forse non è ancora proprio la lezione di Dumezil, ma Oltreventure ci piace assai. Sono iniziative come questa che creano le condizioni per far arretrare lo stato, nella sua accezione deteriore. Il Leviatano vittima e carnefice delle sue lungaggini burocratiche e delle inefficienze organizzative. Alla cui dimensione è proporzionale la corruzione.
Quello che serve sono sempre e solo gli imprenditori con buone idee e fini giusti. Modelli di business sostenibili che guardano all’uomo nel senso più cristiano del termine. Solo il profitto garantisce la salute di ogni iniziativa. Non importa se il ritorno dell’investimento sarà lungo perché stabilire un patto sul territorio è la chiave per evitare il deragliamento della società.