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Ecco cosa c’è scritto nel Libro bianco sulla salute delle donne italiane

Dalla sicurezza dei punti nascita alla fertilità, dalla prevenzione cardiovascolare femminile alla depressione nei cicli vitali della donna. Il Libro bianco sulla salute delle donne italiane, pubblicato ogni due anni da Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna) con l’ausilio di Farmindustria, è stato presentato ieri nella sede dell’associazione delle imprese del farmaco, a Roma. Approfondisce tematiche e patologie di genere a tutto tondo e, nella sua quinta edizione, tratta anche i temi relativi al welfare e al gap uomo-donna nelle retribuzioni e nelle pensioni. “Questa edizione, che cade nel decennale dell’Osservatorio, si rifà agli argomenti individuati dal primo Manifesto sulla salute della donna presentato in Expo 2015 e si articola in quattro parti: la popolazione femminile, la salute delle donne e patologie di genere, il welfare per le donne e l’assistenza sanitario-assistenziale a misura di donna”, ha spiegato Francesca Merzagora (nella foto), presidente di Onda.

Novità legislative per una maggiore attenzione alle specificità femminili nelle cure e nella prevenzione, sono al vaglio delle camere. Emilia Grazia De Biasi, presidente della commissione Igiene e Sanità del Senato, dice: “Abbiamo inserito nel disegno di legge Lorenzin, approvato al Senato e ora passato alla Camera, il concetto di medicina di genere. Il mercato e l’università stanno facendo la loro parte le leggi devono stare al passo con queste innovazioni. I versanti su cui bisogna lavorare sono tantissimi: bisogna puntare alla medicina preventiva, oltre che a quella riparativa, tener conto delle differenze del corpo della donna da quello dell’uomo sin dall’adolescenza, sviluppando farmaci adeguati, insistere con la ricerca nella contraccezione, lavorare per prevenire violenze e maltrattamenti per impedire che venga ancora uccisa una donna ogni due giorni”.

Va nelle stesse direzioni la proposta di legge di Paola Boldrini, commissione Affari Sociali della Camera, che si propone di dar vita a un progetto pilota di formazione nazionale, dedicato alla medicina di genere, con l’avvio di corsi universitari, ma anche di istituire per la prima volta registri pubblici sulla violenza di genere e di creare un Osservatorio nazionale che raccolga dati clinici per il raggiungimento dell’equità nel diritto alla salute, processo che ancora oggi non si può dire compiuto. Basti pensare, ad esempio, che i farmaci neutri, rivolti cioè indifferentemente a uomini e donne, in realtà non sono tali, come sottolinea Nicoletta Orthmann, referente medico-scientifico di Onda, che ha esposto una panoramica sui dati sulla salute delle donne in Italia: “Nonostante le donne assumano più farmaci degli uomini, non sono abbastanza rappresentate nei trial clinici, perchè le fluttuazioni ormonali non le rendono un campione affidabile e ciò va a discapito della sicurezza e dell’efficacia delle cure”. Rilevante è anche il dato che assegna alle malattie cardiovascolari il primato fra le cause di morte delle donne, la cui sintomatologia atipica le rende difficili da prevenire.

“850 farmaci specifici per le donne sono allo studio, non solo per curare patologie come il tumore al seno, ma anche per patologie che colpiscono anche gli uomini”, spiega Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, proclamato per l’occasione “donna ad honorem”, che ha proseguito sottolineando che “oltre ad aiutare le donne a difendersi dalla violenza, è arrivato il momento di educare gli uomini a prevenirla”.

Dalle rappresentanti delle maggiori sigle sindacali sono emerse la necessità di inserire nella legge di stabilità più risorse per i servizi di aiuto alle famiglie, come gli asili nido (Rossana Dettori, funzionario Cgil Nazionale), l’esigenza di approfondire le ricerche sulla prosecuzione dell’attività lavorativa in età evanzata e le sue ripercussioni sulla salute (Giovanna Ventura, segretaria confederale Cisl) e la richiesta al governo di sostituire l’attuale “patchwork di interventi spot per la famiglia a un sistema di riforme coordinate e sistematiche, con l’istituzione di un testo unico sulla genitorialità” (Tiziana Bocchi, segretaria confederale Uil).



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