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Marco Minniti, Anis Amri e le baruffe sui nomi dei poliziotti

La decisione di rendere noti i nomi dei poliziotti protagonisti della sparatoria di Sesto San Giovanni è stata uno sbaglio sotto tutti i punti di vista. E non in particolare per motivi di sicurezza e incolumità dei due agenti, perché una rappresaglia diretta sembra davvero improbabile.

Le conseguenze indesiderate sono invece altre: la retorica da eroi nazionali subito esplosa oltre misura e che ha investito i due giovani, la loro sovraesposizione mediatica, le decine di pagine fan aperte su Facebook, le foto del poliziotto ferito mandata alle redazioni, i profili dei poliziotti scandagliati e le foto con i saluti romani, la goffaggine della polizia che “oscura” gli account social dei due per “tutelarli”, il disaccordo tra questore di Milano e ministro dell’Interno, Marco Minniti, sulla diffusione dei nomi, ecc…

Insomma una vicenda di cui ci si poteva un poco inorgoglire, il segno di una efficienza a cui non siamo abituati, si è immediatamente trasformata nel solito pasticcio all’italiana, con le opposte tifoserie, gli errori, le gaffe istituzionali, le voci fuori tono, le brutture dei social. Non siamo abituati alle buone notizie.



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