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Mps, Carige, lo Stato e la moneta fiscale

Pier Carlo Padoan, veneto banca

Appena insediato, il governo Gentiloni si trova sul tavolo il dossier scottante di MPS e delle altre banche con problemi di ricapitalizzazione, come Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Carige, Banca Etruria, CariChieti, Banca delle Marche, e CariFerrara. Anche la ricapitalizzazione di Unicredit può non essere semplice, e in generale sul settore bancario grava il pesante fardello dei crediti deteriorati, i Non Performing Loans.

È assai difficile che il mercato da solo possa provvedere alla soluzione di tutti i problemi del comparto. Nel nostro Paese – come del resto è stato in tutti gli altri Paesi dell’eurozona, e poi in UK e negli Usa – dovrà probabilmente intervenire lo stato. Non a caso si prospetta la creazione di un fondo pubblico dedicato al settore bancario delle dimensioni di circa 20 miliardi. I necessari accordi con la UE verranno probabilmente (e auspicabilmente) trovati, superando in qualche modo il vincolo degli “aiuti di stato”: infatti è di interesse generale che non si inneschi una crisi sistemica.

L’intervento pubblico, pur necessario, presenta tre aspetti potenzialmente negativi: 1) l’aumento del debito per lo stato, e 2) la conseguente necessità di compensare l’incremento del debito con tagli alla spesa pubblica e/o aumento della pressione fiscale. Ambedue queste contromisure avrebbero però un effetto gravemente depressivo su un’economia già afflitta da stagnazione. L’altro aspetto negativo è che 3) in ultima analisi sarebbero i contribuenti a pagare per le debolezze del sistema bancario di cui non hanno alcuna responsabilità.

Lo strumento utilizzabile per evitare questi problemi – ovvero per sanare il comparto bancario senza creare nuovo debito e pesare sui contribuenti – potrebbe essere l’emissione da parte del governo della cosiddetta Moneta Fiscale (MF). La MF è un titolo che dà diritto a beneficiare di sgravi e di riduzioni d’imposta futuri, per esempio a partire da due anni dopo la loro emissione. Questi titoli, come tutti i titoli di stato, sarebbero negoziabili e convertibili immediatamente in euro. Sarebbero titoli ipergarantiti e quindi molto liquidi sul mercato finanziario, cioè quasi-moneta: da qui la denominazione di Moneta Fiscale. Inoltre, poiché la MF dà diritto a sgravi fiscali senza tuttavia essere rimborsabile in euro dallo stato, non dà diritto ad alcun credito e quindi non costituisce posta di debito per lo stato.

In effetti la MF può essere utilizzata sia per situazioni di urgenza ed emergenza, come è quella del settore bancario – e a maggior ragione quella delle popolazioni e delle imprese nelle zone terremotate – che più complessivamente per aumentare la domanda aggregata, uscire dalla trappola della liquidità e riaccendere così il motore dell’economia.

Come può essere utilizzata la MF per sanare il settore bancario? Esistono diverse possibilità che potrebbero essere analizzate nella loro fattibilità (anche e soprattutto in relazione alle normative europee). Per esempio:

  • Lo Stato potrebbe ricapitalizzare le banche comprando con MF le obbligazioni dagli attuali detentori a un valore che non li penalizza rispetto alle quotazioni correnti e poi convertire le obbligazioni in capitale.
  • Cassa Depositi e Prestiti potrebbe ricapitalizzare il sistema bancario e finanziare la sistemazione dei NPL grazie all’emissione di obbligazioni con opzione di valore fiscale, previo accordo con l’amministrazione pubblica.
  • Lo stato, previo accordo con le istituzioni UE, potrebbe conferire MF direttamente alle banche in crisi per ricapitalizzarle, e al fondo Atlante
  • Lo stato potrebbe garantire con MF la partecipazione dei privati agli aumenti di capitale.
  • Queste le possibili soluzioni. Tuttavia tamponare i problemi delle banche ha senso solo se l’economia italiana svolta e si immette finalmente sulla strada della crescita. Ma questo è ottenibile solo rilanciando domanda, PIL e occupazione. Perciò è necessario un intervento più complessivo tramite l’emissione massiccia di MF. Diversamente, la ripatrimonializzazione delle banche diventerebbe un “cerotto” di breve termine.

Lo Stato dovrebbe quindi intervenire non solo nel settore bancario ma anche per stimolare l’economia. Per esempio, se emettesse MF per 20 miliardi nel comparto bancario, potrebbe emettere contemporaneamente MF nell’ambito di un programma pluriennale che ne valga altrettanti su base annua. La MF dovrebbe essere assegnata gratuitamente per una varietà di fini: incremento del reddito delle famiglie, riduzione del cuneo fiscale delle aziende, finanziamento di investimenti pubblici, interventi di spesa sociale, ecc. Si verificherebbe una rapida ripartenza di potere d’acquisto e un rapido incremento dei consumi, degli investimenti e infine dell’occupazione e del PIL. Grazie al moltiplicatore fiscale – che in una condizione di sottoconsumo, di risorse produttive largamente inutilizzate, e di tasso di interesse tendente allo zero, è superiore a uno – nel giro di un paio d’anni (ovvero quando i titoli di MF andranno a maturazione) la ripresa economica ne compenserebbe l’impiego. E le quote che lo Stato ha acquisito con l’intervento nelle banche sarebbero ricollocabili, con la possibilità di un sostanzioso utile grazie al recupero di valore dovuta alla ripresa economica.


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